Il quattordicenne Ducan (Emile Hirsch) dopo la morte improvvisa della madre, vive solo con il padre (Richard Jenkins) nella loro fattoria, isolato dal mondo e deriso dai coetanei. Trova conforto nella compagnia dei suoi animali e di Perry (Tom Guiry), un ragazzo della zona di cui si innamorerà.

Un ritratto intimo, sincero e credibile di un ragazzo collocato sul confine della civiltà, in un momento delicato della crescita, alle prese con l’elaborazione di un grave lutto e alla scoperta della propria sessualità. Una sceneggiatura semplice ed equilibrata che, non negandosi a crudezze e violenze, permette una disamina viscerale del senso di solitudine avvertito da un’adolescente alla ricerca quasi patologica di affetto. Complici di una riuscita rappresentazione del dolore di coloro che sono chiamati ad affrontare una grave perdita e del disordine emotivo di chi vive incompreso e per questo brutalizzato, sono Richard Jenkins - che recitando per sottrazione risulta ancora più tagliente – e un magistrale Emile Hirsch la cui intensità è rafforzata da un altrettanto meritevole Tom Guiry, vittima e carnefice in una squallida realtà che ne ha plasmato linguaggio e comportamento. I nodi tematici sono tanti e ambiziosi ma sono tutti coerenti, ben contestualizzati e la direzione è chiara (forse fin troppo) poiché il trauma, la depressione e l’incomunicabilità sono elementi da tragedia che ovviamente confluiscono in un finale drammatico, commovente eppure non disperato: la giusta chiusa per un film senza troppe pretese ma comunque efficace e intelligente.