Mulan
Mulan
2020
Disney+
Paese
Usa
Generi
Avventura, Azione, Drammatico
Durata
115 min.
Formato
Colore
Regista
Niki Caro
Attori
Yifei Liu
Donnie Yen
Jet Li
Li Gong
Jason Scott Lee
La Cina è in guerra e un uomo per ogni famiglia dovrà arruolarsi nell'Armata Imperiale. La giovane Hua Mulan (Liu Yifei) decide di diventare guerriero per sostituirsi a suo padre, malato.
Versione in live action dell’amato film d’animazione Disney del 1999, Mulan di Niki Caro tenta di rinverdire i fasti di una delle eroine della Disney in assoluto più iconiche, alle prese, nel lungometraggio originale, con l’invasione delle province cinesi da parte degli Unni del temibile Shan Yu. Se in quel caso la giovane Mulan si mostrava insofferente a etichette ed educazione da gineceo, decidendo di partire per la guerra come uomo andando a ingrossare i ranghi delle armate di combattimento contro gli invasori, nell’adattamento della stessa storia (che arriva a oltre vent’anni di distanza) tale aspetto è in gran parte dato per scontato, puntando sulla forza interna e già acquisita di un’icona femminile e femminista orientale ma anche universale, in grado, nelle intenzioni, di reggere l’urto di uno spettacolo all’insegna di combattimenti e arti marziali solitamente appannaggio, specie lontano dall’Occidente, di pubblico e figure maschili. Fin dalle prime battute s’insiste dunque sulla natura di figlia, ma anche di guerriera della sua terra, lavorando su un’iconografia da blockbuster contemporaneo su larga scala tra interni rifiniti, evoluzioni, oggettistica magica e battaglie purtroppo senza fine. A mancare però, come spesso accade in questo tipo di operazioni pensate a tavolino dagli studios, è una buona dose di magia: tutto è prevedibile e preordinato, tanto nelle premesse quanto nello sviluppo, i personaggi di contorno sono macchiette plastificate e impalpabili e l’occidentalizzazione palese del gusto della messa in scena, imposto in gran parte da dettami produttivi cerchiobottisti, tarpa le ali a una fetta cospicua di sospensione dell’incredulità. A deludere sono tanto la restituzione della celebre valanga quanto le coreografie da wuxiapian, con dalla loro più di una piroetta e un inutile svolazzo di troppo. Dell’origine della storia, ispirata al poema della tradizione popolare cinese del VI secolo La ballata di Mulan, pare sopravvivere poco o nulla e le sequenze puramente action sono vessate da ralenti fuori posto e soluzioni particolarmente timide, macchinose e tentennanti, tanto che la sensazione è che alla regista sia mancata del tutto la cassetta degli attrezzi necessaria, e la relativa competenza artigianale, per confrontarsi col respiro epico dell’operazione e convincere appieno (si pensi anche all’uso degli uccelli e in particolare di una fenice, che vira verso esiti particolarmente kitsch e pasticciati). Particolarmente sprecato anche il personaggio di una stregonesca Gong Li, che pure nel dialogo con la giovane protagonista avrebbe potuto trovare un peso ben maggiore, e l’assenza di un degno sostituto di Mushu è a dir poco drammatica. Scritto da Rick Jaffa, Amanda Silver, Elizabeth Martin e Lauren Hynek. La protagonista Liu Yifei è stata scelta per il ruolo dopo un lungo casting durato un anno e, tra gli attori coinvolti, figurano anche molte star orientali, tra cui spiccano Donnie Yen e Jet Li. All’inizio per la regia era stato considerato anche Ang Lee, mentre la scelta di Niki Caro l’ha reso il secondo film Disney diretto da una donna con un budget superiore ai 100 milioni di dollari dopo Nelle pieghe del tempo. In conseguenza dell’emergenza Coronavirus del 2020 il film, dopo molti rinvii e tira e molla, è stato distribuito su Disney+ a partire dal 4 settembre in Italia e ha previsto, in generale, una distribuzione “ibrida” sui mercati internazionali e negli Stati Uniti. Negli USA per vederlo è stato approntato un biglietto da 29,99 dollari, a fronte dei 21,99 euro nostrani, che ha consentito un accesso premium e la possibilità di visionare il film illimitatamente finché si rimane iscritti alla piattaforma in streaming della Casa di Topolino.
Versione in live action dell’amato film d’animazione Disney del 1999, Mulan di Niki Caro tenta di rinverdire i fasti di una delle eroine della Disney in assoluto più iconiche, alle prese, nel lungometraggio originale, con l’invasione delle province cinesi da parte degli Unni del temibile Shan Yu. Se in quel caso la giovane Mulan si mostrava insofferente a etichette ed educazione da gineceo, decidendo di partire per la guerra come uomo andando a ingrossare i ranghi delle armate di combattimento contro gli invasori, nell’adattamento della stessa storia (che arriva a oltre vent’anni di distanza) tale aspetto è in gran parte dato per scontato, puntando sulla forza interna e già acquisita di un’icona femminile e femminista orientale ma anche universale, in grado, nelle intenzioni, di reggere l’urto di uno spettacolo all’insegna di combattimenti e arti marziali solitamente appannaggio, specie lontano dall’Occidente, di pubblico e figure maschili. Fin dalle prime battute s’insiste dunque sulla natura di figlia, ma anche di guerriera della sua terra, lavorando su un’iconografia da blockbuster contemporaneo su larga scala tra interni rifiniti, evoluzioni, oggettistica magica e battaglie purtroppo senza fine. A mancare però, come spesso accade in questo tipo di operazioni pensate a tavolino dagli studios, è una buona dose di magia: tutto è prevedibile e preordinato, tanto nelle premesse quanto nello sviluppo, i personaggi di contorno sono macchiette plastificate e impalpabili e l’occidentalizzazione palese del gusto della messa in scena, imposto in gran parte da dettami produttivi cerchiobottisti, tarpa le ali a una fetta cospicua di sospensione dell’incredulità. A deludere sono tanto la restituzione della celebre valanga quanto le coreografie da wuxiapian, con dalla loro più di una piroetta e un inutile svolazzo di troppo. Dell’origine della storia, ispirata al poema della tradizione popolare cinese del VI secolo La ballata di Mulan, pare sopravvivere poco o nulla e le sequenze puramente action sono vessate da ralenti fuori posto e soluzioni particolarmente timide, macchinose e tentennanti, tanto che la sensazione è che alla regista sia mancata del tutto la cassetta degli attrezzi necessaria, e la relativa competenza artigianale, per confrontarsi col respiro epico dell’operazione e convincere appieno (si pensi anche all’uso degli uccelli e in particolare di una fenice, che vira verso esiti particolarmente kitsch e pasticciati). Particolarmente sprecato anche il personaggio di una stregonesca Gong Li, che pure nel dialogo con la giovane protagonista avrebbe potuto trovare un peso ben maggiore, e l’assenza di un degno sostituto di Mushu è a dir poco drammatica. Scritto da Rick Jaffa, Amanda Silver, Elizabeth Martin e Lauren Hynek. La protagonista Liu Yifei è stata scelta per il ruolo dopo un lungo casting durato un anno e, tra gli attori coinvolti, figurano anche molte star orientali, tra cui spiccano Donnie Yen e Jet Li. All’inizio per la regia era stato considerato anche Ang Lee, mentre la scelta di Niki Caro l’ha reso il secondo film Disney diretto da una donna con un budget superiore ai 100 milioni di dollari dopo Nelle pieghe del tempo. In conseguenza dell’emergenza Coronavirus del 2020 il film, dopo molti rinvii e tira e molla, è stato distribuito su Disney+ a partire dal 4 settembre in Italia e ha previsto, in generale, una distribuzione “ibrida” sui mercati internazionali e negli Stati Uniti. Negli USA per vederlo è stato approntato un biglietto da 29,99 dollari, a fronte dei 21,99 euro nostrani, che ha consentito un accesso premium e la possibilità di visionare il film illimitatamente finché si rimane iscritti alla piattaforma in streaming della Casa di Topolino.
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