A otto anni Brian Lackey (Brady Corbet) viene trovato sanguinante nella cantina della propria casa, vittima di un episodio traumatico che non riesce a ricordare. Neil McCormick (Joseph Gordon-Levitt) è invece del tutto consapevole di quello che successe quella lontana estate, ed è convinto che l'allenatore di baseball lo abbia amato veramente. Ora, dieci anni dopo, è uno scapestrato, inconsapevole dei pericoli cui sta andando incontro. Neil ha idealizzato il suo allenatore, ma quei ricordi saranno destinati a cambiare quando Brian lo avvicinerà per chiedere aiuto e conoscere finalmente la verità. Con Mysterious Skin, Gregg Araki tocca il suo apice artistico, trattando di petto l'ostico tema della pedofilia, senza facili moralismi, affrontando anche gli aspetti più scomodi, come il desiderio sessuale e la sua ambigua natura. Araki opta per la via narrativa più complicata ma diretta, quella più sinceramente interessata ai giovanissimi protagonisti, in quanto individui e non in quanto vittime: è la scelta più rischiosa, sia sul piano etico che su quello teorico, ma il regista sa il fatto suo ed evita le tante trappole drammaturgiche che incontra sul suo percorso. Ci racconta, infatti, come uno dei due ragazzini, Neill McCormick, sia sessualmente attratto dal proprio coach, ma non per questo il regista scade nell'apologia: non c'è nel suo sguardo nessuna pietà per l'allenatore di football che commette tale violenza ma, al contrario, la comprensione e la partecipazione emotiva sono tutte dalla parte dei due giovani protagonisti. Toccante e di grande spessore, è un film che non si dimentica facilmente, grazie anche alla notevole fotografia di Steve Gainer, mentre il montaggio è a opera dello stesso Araki. In assoluto, uno dei titoli indie a stelle strisce più significativi d'inizio nuovo millennio.