Nameless Gangster
Bumchoiwaui junjaeng: Nabbeunnomdeul jeonsungshidae
2012
Paese
Corea del Sud
Genere
Gangster
Durata
134 min.
Formato
Colore
Regista
Yoon Jong-bin
Attori
Choi Min-sik
Ha Jung-woo
Ma Dong-seok
Corea, anni '80: mentre il paese è ben lontano da una piena transizione democratica, vari gruppi di gangster si contendono le attività criminali della regione di Busan, cercando anche di fare accordi con la ben più potente mafia giapponese.
In questo suo terzo lungometraggio il regista e sceneggiatore Yoon Joog-bin inizia il suo personalissimo viaggio attraverso la storia coreana, proseguito con Kundo: Age of the Rampant (2014) e The Spy Gone North (2018). Il suo approccio è di partire da episodi reali con minuziose ricostruzioni d'epoca, salvo poi allargare subito l'orizzonte verso obiettivi ben più ambiziosi e, sfruttando i canoni di genere, creare degli ampi affreschi epici dove vengono indagati in dettaglio i pilastri fondanti del suo paese dal punto di vista politico, sociale e culturale. In un film corale che vede la partecipazione di tanti attori che negli anni sono diventati molto più riconoscibili di quanto non fossero nel 2012 (Ha Jung-woo, Cho Jin-woong, Ma Dong-seok) si distingue la figura sgraziata di Choi Min-sik, l'indimenticabile protagonista di Old Boy, che porta sullo schermo un personaggio complesso, ambivalente, inoffensivo ma soggetto ad improvvisi scatti d'ira, avido ma ingenuo. E' proprio lui l'interprete di un insolito romanzo criminale, tanto convenzionale nello sviluppo, caratterizzato da ascesa, onnipotenza e declino, quanto originale nelle modalità e negli strumenti con cui trova attuazione. Partito come modesto e corrotto funzionario della dogana riesce in pochi anni a scalare i vertici dell'organizzazione in cui si è introdotto, diventando un soggetto influente e pericoloso; centrale in questo percorso, anche se difficile da cogliere per lo spettatore occidentale, l'appartenenza al clan dei Choi, che curiosamente accomuna il personaggio (Choi Ik-hyun) e l'attore (Choi Min-sik) e che inaspettatamente gli spalanca le porte dei centri decisionali del potere politico, finanziario e giudiziario. Molto più convenzionale la parte strettamente criminale, che ruota attorno ai tradizionali canoni di amicizia, fedeltà e tradimento, dove non mancano congiure e scene di violenza, sino alla prevedibile indagine che porterà allo smantellamento finale delle varie gang. Grande successo di pubblico in patria e vincitore di quattro Blue Dragon nel 2012, tra cui miglior attore e migliore sceneggiatura.
In questo suo terzo lungometraggio il regista e sceneggiatore Yoon Joog-bin inizia il suo personalissimo viaggio attraverso la storia coreana, proseguito con Kundo: Age of the Rampant (2014) e The Spy Gone North (2018). Il suo approccio è di partire da episodi reali con minuziose ricostruzioni d'epoca, salvo poi allargare subito l'orizzonte verso obiettivi ben più ambiziosi e, sfruttando i canoni di genere, creare degli ampi affreschi epici dove vengono indagati in dettaglio i pilastri fondanti del suo paese dal punto di vista politico, sociale e culturale. In un film corale che vede la partecipazione di tanti attori che negli anni sono diventati molto più riconoscibili di quanto non fossero nel 2012 (Ha Jung-woo, Cho Jin-woong, Ma Dong-seok) si distingue la figura sgraziata di Choi Min-sik, l'indimenticabile protagonista di Old Boy, che porta sullo schermo un personaggio complesso, ambivalente, inoffensivo ma soggetto ad improvvisi scatti d'ira, avido ma ingenuo. E' proprio lui l'interprete di un insolito romanzo criminale, tanto convenzionale nello sviluppo, caratterizzato da ascesa, onnipotenza e declino, quanto originale nelle modalità e negli strumenti con cui trova attuazione. Partito come modesto e corrotto funzionario della dogana riesce in pochi anni a scalare i vertici dell'organizzazione in cui si è introdotto, diventando un soggetto influente e pericoloso; centrale in questo percorso, anche se difficile da cogliere per lo spettatore occidentale, l'appartenenza al clan dei Choi, che curiosamente accomuna il personaggio (Choi Ik-hyun) e l'attore (Choi Min-sik) e che inaspettatamente gli spalanca le porte dei centri decisionali del potere politico, finanziario e giudiziario. Molto più convenzionale la parte strettamente criminale, che ruota attorno ai tradizionali canoni di amicizia, fedeltà e tradimento, dove non mancano congiure e scene di violenza, sino alla prevedibile indagine che porterà allo smantellamento finale delle varie gang. Grande successo di pubblico in patria e vincitore di quattro Blue Dragon nel 2012, tra cui miglior attore e migliore sceneggiatura.
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