Nativity
The Nativity Story
2006
Paese
Usa
Genere
Biblico
Durata
101 min.
Formato
Colore
Regista
Catherine Hardwicke
Attori
Keisha Castle-Hughes
Oscar Isaac
Hiam Abbass
Shaun Toub
Shohreh Aghdashloo
Ciarán Hinds
A Nazareth, Maria (Keisha Castle-Hughes) concepisce un figlio in seguito all’apparizione di un angelo che profetizza la sua miracolosa gravidanza e il destino che attende lei e il nascituro, l’atteso Messia. Nonostante i dubbi iniziali, Giuseppe (Oscar Isaac) decide di prenderla in moglie e in seguito al decreto di Erode, i due viaggiano verso Betlemme per un censimento. Nel frattempo, in Persia i Tre Magi studiano le carte celesti e anche loro si mettono in marcia per osservare una misteriosa congiunzione astrale.
Quasi interamente girato in Italia (Matera, Craco e Cinecittà) il film, diretto da Catherine Hardwicke, sceglie la via del realismo quasi stilizzato nell’ambientazione, nelle fisionomie degli interpreti e nel parco uso degli effetti speciali. Una veste formale da presepe vivente spoglia di qualsiasi parvenza sacra una storia che è un concentrato efficace del racconto biblico della natività: la scelta dell’essenzialità riveste insomma tutti gli ambiti della produzione, dalla sintesi della sceneggiatura all’abolizione di qualsia elemento spettacolare. Semplice è anche la caratterizzazione dei personaggi secondari così come dei protagonisti: pochi e ben contestualizzati elementi psicologici conferiscono umanità all’intera vicenda ma, eliminata ogni sontuosità, stenta ad emergere quell’afflato cosmico e divino che dovrebbe trasudare dagli eventi e l’effetto è quello di una calcolata fiction natalizia. Insomma, alla pellicola rimane davvero poco di cinematografico e il risultato, nonostante la portata del soggetto, oltre che disadorno, risulta scarno. Inoltre, a parte qualche commento positivo circa la rappresentazione del “parto nel dolore” e del dogma della verginità della Madonna giunti dal Vaticano, il prodotto non è riuscito a imporsi all’attenzione mediatica e le presenze in sala sono state scarse.
Quasi interamente girato in Italia (Matera, Craco e Cinecittà) il film, diretto da Catherine Hardwicke, sceglie la via del realismo quasi stilizzato nell’ambientazione, nelle fisionomie degli interpreti e nel parco uso degli effetti speciali. Una veste formale da presepe vivente spoglia di qualsiasi parvenza sacra una storia che è un concentrato efficace del racconto biblico della natività: la scelta dell’essenzialità riveste insomma tutti gli ambiti della produzione, dalla sintesi della sceneggiatura all’abolizione di qualsia elemento spettacolare. Semplice è anche la caratterizzazione dei personaggi secondari così come dei protagonisti: pochi e ben contestualizzati elementi psicologici conferiscono umanità all’intera vicenda ma, eliminata ogni sontuosità, stenta ad emergere quell’afflato cosmico e divino che dovrebbe trasudare dagli eventi e l’effetto è quello di una calcolata fiction natalizia. Insomma, alla pellicola rimane davvero poco di cinematografico e il risultato, nonostante la portata del soggetto, oltre che disadorno, risulta scarno. Inoltre, a parte qualche commento positivo circa la rappresentazione del “parto nel dolore” e del dogma della verginità della Madonna giunti dal Vaticano, il prodotto non è riuscito a imporsi all’attenzione mediatica e le presenze in sala sono state scarse.
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