Nelly (Emmanuelle Béart), in crisi economica e sentimentale con il marito disoccupato, ritrova un vecchio conoscente, l'ex magistrato e ricco uomo d'affari Pierre Arnaud (Michel Serrault), che si offre spontaneamente di donarle un prestito per pagare i suoi debiti. Inoltre, le propone di trascrivere per lui al computer la sua biografia: inizierà così un'amicizia alquanto particolare. Ultimo lungometraggio di Claude Sautet, cantore dei cuori incerti e inaccessibili delle coppie francesi della seconda metà del Novecento: il duetto tra Michel Serrault e Emmanuelle Béart (che non manca ancora una volta di declinarsi in “triangolo” con la presenza intrusiva di Jean-Hugues Anglade) rappresenta l'intima confessione di Sautet, che trova in Serrault/Arnaud il suo alter ego e nella Béart/Nelly l'interlocutrice finale, attrice prediletta dopo la prima musa Romy Schneider. Indiscreto e scorbutico lui, disponibile e arguta lei, i due stuzzicano le proprie solitudini nell'impossibilità di un'unione fisica, data la differenza d'età, che può esprimersi solo su un piano platonico e intellettuale. Oltre a isolare idealisticamente il confronto dei due protagonisti nell'appartamento di Arnaud, Sautet è magistrale, insieme allo sceneggiatore Jacques Fieschi, nell'inquadrare gli elementi di disturbo circostanti: le continue telefonate, la libreria che si svuota, le visite di parenti distanti o quella misteriosa e insistente dell'ex collega Dolabella (Michael Lonsdale) fino al restante mondo esterno che non fa che spezzare la precaria ma preziosa armonia tra i due personaggi principali. Ancora più sottile di Un cuore in inverno (1992), gode di una scrittura crudele e intelligente, eppure profondamente empatica e toccante, tanto che i due protagonisti, soprattutto il letterario Monsieur Arnaud, non si dimenticano facilmente.