Asuka è in coma, Shinji è depresso per la morte di Kaworu e Misato è tra le poche persone che crede ancora nel Nerv e nello scontro contro gli Angeli, mentre lo scopo della SEELE è sempre più evidente da quando vengono inviate al Geofront forze di autodifesa pronte a uno scontro finale che non è quello che sembra. Kazuya Tsurumaki e Hideaki Anno dirigono un complicato film che si pone come alternativa “narrativa” agli ultimi due controversi e discutibili episodi di Neon Genesis Evangelion (1995-1996) – la popolare serie animata inventata e diretta dallo stesso Anno – originariamente impostati come un flusso di coscienza del protagonista. Allucinogeno, estremo, intellegibile, maldestro, discontinuo, violento, carico di simbolismi cristologici gratuiti, pieno sia di notevolissimi climax (tra il gelido prologo e il crudele epilogo, regna una macrosequenza onirica in bilico tra l'apocalittico e il live action metacinematografico), sia di momenti al limite del patetico (la prolissa carneficina nella prima sezione e i dialoghi pseudo filosofico-cabalistici nella seconda). Anno e Tsurumaki salvano la baracca a intermittenza, quando si dimenticano di lavorare col marchio Evangelion e si danno al dramma sperimentale e fatalista, eliminando i verbosismi.