Nevia (Virginia Apicella) ha 17 anni: troppi per il posto in cui vive e dove è diventata grande prima ancora di essere stata bambina. Minuta e acerba, è un'adolescente caparbia, cresciuta con la nonna Nanà (Pietra Montecorvino), la zia Lucia (Franca Abategiovanni) e la sorella più piccola, Enza (Rosy Franzese), nel campo container di Ponticelli.
Romanzo di formazione immerso nel degrado delle periferie napoletane, Nevia racconta di una giovane donna che cerca un posto nel mondo in un contesto urbano e sociale privo di qualsivoglia possibilità di riscatto e dal quale la ragazza del titolo provvede a difendersi e schermarsi, mostrando a chiunque una scorza inflessibile e ribelle, che lascia trasparire pochissime emozioni. Sposando uno sguardo fortemente contrastato da applicare a una vicenda dai toni autobiografici all’insegna della povertà e della privazione di ogni orizzonte futuro, la regista Nunzia De Stefano, alla sua opera prima, sposa in tutto e per tutto l’estetica e i contrassegni formali dell’ex marito e produttore Matteo Garrone, col quale ha collaborato per moltissimi film tra cui Reality (2012) e Il racconto dei racconti (2015). Peccato però che l’ingerenza della committenza mutuata dal regista di Dogman (2018) finisca col tarpare in partenza le ali a un’operazione che si limita a replicarne in maniera meccanica e anodina gli stilemi e le prerogative (con tanto di riprese copia carbone da Gomorra), smarrendo per strada la propria voce e facendosi mestamente scudo di un miserabilismo ricattatorio e di dubbio gusto. Con, in più, un’affettata e manipolatoria contrapposizione tra la purezza dell’infanzia, congelata in una bolla lontanissima e aperta a maldestri echi circensi e “felliniani”, e un mondo degli adulti uniformemente respingente e derelitto. Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia 2019.