Un clandestino (Demian Gabriel) giunge in una cittadina della costa atlantica degli Stati Uniti. Per gli abitanti del luogo, averlo tra di loro, porterà un grosso cambiamento. Ventitré anni dopo Mafia Kid (1988), Paul Morrissey torna al cinema di finzione con un film che ricorda i suoi lungometraggi delle origini: Demian Gabriel è una sorta di Joe Dallesandro (attore prediletto da Morrissey a inizio carriera) del nuovo millennio, e le ossessioni di buona parte della sua carriera precedente si ritrovano in toto, dallo spaesamento individuale alla freddezza della messinscena. Il regista vuole parlare di clandestinità e di (non) accettazione del prossimo in una comunità apparentemente aperta ma, a uno sguardo più profondo, del tutto xenofoba. Per Morrissey è una sorta di canto del cigno, ma l'andamento ridondante e un'eccessiva piattezza della fotografia (digitale) e del montaggio ne limitano eccessivamente la portata. Presentato alla Mostra di Venezia 2010, è considerato oggi un film (sostanzialmente) invisibile, in quanto privo di qualsiasi forma di distribuzione.