Oceano Pacifico, Seconda guerra mondiale. Inviati su un'isola per annientare un avamposto radio giapponese, alcuni soldati (inglesi e americani) affrontano la tragedia del conflitto, tentando di coalizzarsi, non sempre con successo, per portare a fine la missione; tra loro, il soldato Tosh Hearne (Michael Caine), il tenente Sam Lawson (Cliff Robertson) e il capitano Hornsby (Denholm Elliott). Dramma a sfondo bellico diretto da Robert Aldrich (anche soggettista con Robert Sherman e sceneggiatore insieme a Lukas Heller), che dimostra, ancora una volta, una particolare propensione per il cinema di guerra. Teso e serrato, nella migliore tradizione classica (marchio di fabbrica autoriale), Non è più tempo di eroi è innervato da un'ironia caustica e a tratti crudele, che esalta per contrasto la scottante materia di base, e metaforizza, come spesso accade nella filmografia aldrichiana, l'annientamento della società moderna e il ribaltamento dei valori tradizionalmente intesi, con l'essere umano solo di fronte alla ferocia e alla brutalità dei suoi simili. Il regista sfoggia una tecnica da manuale, esaltata dalla confezione impeccabile (notevolissime la colonna sonora di Gerald Fried e la fotografia dell'habitué Joseph F. Biroc), e tratteggia un'opera dal ritmo serrato (grazie al montaggio di Michael Luciano) e dall'anima adamantina; anche se, forse, i personaggi potevano essere ancor più strutturati nelle caratterizzazioni (pecca ben poco considerevole, valutando la forza dirompente del film, coronato da un memorabile finale). Cast delle grandi occasioni, che si dimostra assai funzionale: Henry Fonda è il capitano John G. Nolan, Harry Andrews è il colonnello Thompson.