Nonno questa volta è guerra
War with Grandpa
2020
Paese
Usa
Genere
Commedia
Durata
141 min.
Formato
Colore
Regista
Tim Hill
Attori
Robert De Niro
Uma Thurman
Jane Seymour
Christopher Walken
Rob Riggle
Laura Marano
Oakes Fegley
Cheech Marin
Veronica Alicino
Chi ha detto che i nonni viziano sempre i propri nipotini? Da quando Ed (De Niro) si trasferisce a casa sua, usurpando senza riguardo la sua adorata cameretta e condannandolo a spostarsi nel puzzolente solaio, il dodicenne Peter (Oakes Fegley) architetta una burla dietro l'altra per costringere l'anziano parente a fare i bagagli.
Ennesimo, desolante film della carriera di Robert De Niro negli anni 2000, Nonno questa volta è guerra, adattamento dell’omonimo romanzo di Robert Kimmel Smith, intavola una battaglia campale tra un vispo ragazzino e un nonno non così fragile e spaurito come potrebbe sembrare data l’età attempata. Peccato però che la lotta fino all’ultimo sgambetto, e senza esclusione di colpi, per accaparrarsi l’agognato posto letto sia dal canto suo ben poco arzilla, tanto sul piano della costruzione comica delle situazioni in sceneggiatura quanto sul fronte della messa a punto delle gag vere e proprie. Se lo spunto della trama presterebbe il fianco, sulla carta, a situazioni di tipo family, gli unici presunti “guizzi” sono affidati e meste trivialità corporee già viste altre mille volte. Palpabile l’imbarazzo di De Niro, che tenta di destreggiarsi aggrappandosi ai cornici cadenti delle balaustre e, non contento della dilagante e imperante pochade di quart’ordine, mette mano anche a un’agghiacciante auto-citazione allo specchio di Taxi Driver (1976) meritevole di ben più di un’alzata di sopracciglio. Degli scherzi orditi difficile trattenerne nella memoria anche uno solo, mentre il finale ipocrita con morale e retorica indigeste incorporate è ovviamente una tassa fin troppo ovvia da pagare al termine di una visione di ben altro tenore, quasi a mo’ di lavaggio di coscienza dopo dialoghi scolastici tra bambini con battute come «Non c’entra la diarrea in questa storia» (l’evidenza, però, mostra ben altro). Dopo Nonno scatenato accanto a Zac Efron del 2016, De Niro si concede un altro film con la parola Granpa nel titolo ma il risultato, anche ai punti se meno scatologico, è comunque parimenti sconfortante, basti pensare alla scrittura del personaggio di Uma Thurman e all’uso casuale e randomico di animali (i serpenti, in questo caso) analogo a quello dei cinepanettoni italiani. Nel cast c’è “gloria” anche per un Christopher Walken al ribasso, impegnato a dividersi tra partite di dodgeball e camuffamenti natalizi in abito da Babbo Natale, mentre uno dei giubbotti di pelle indossati da De Niro nel finale e i relativi appostamenti in macchina ricordano perversamente e chissà quanto volontariamente The Irishman (2019) di Martin Scorsese, girato quasi in contemporanea. La Dimensione Films, società satellite della Weinstein Company, ha abbandonato nel 2018 il proposito di distribuirlo al cinema, circostanza che si è poi verificata nelle sale americane nell’ottobre 2020 grazie a 101 Studios. In Italia è arrivato direttamente sul piccolo schermo su Sky Cinema Uno.
Ennesimo, desolante film della carriera di Robert De Niro negli anni 2000, Nonno questa volta è guerra, adattamento dell’omonimo romanzo di Robert Kimmel Smith, intavola una battaglia campale tra un vispo ragazzino e un nonno non così fragile e spaurito come potrebbe sembrare data l’età attempata. Peccato però che la lotta fino all’ultimo sgambetto, e senza esclusione di colpi, per accaparrarsi l’agognato posto letto sia dal canto suo ben poco arzilla, tanto sul piano della costruzione comica delle situazioni in sceneggiatura quanto sul fronte della messa a punto delle gag vere e proprie. Se lo spunto della trama presterebbe il fianco, sulla carta, a situazioni di tipo family, gli unici presunti “guizzi” sono affidati e meste trivialità corporee già viste altre mille volte. Palpabile l’imbarazzo di De Niro, che tenta di destreggiarsi aggrappandosi ai cornici cadenti delle balaustre e, non contento della dilagante e imperante pochade di quart’ordine, mette mano anche a un’agghiacciante auto-citazione allo specchio di Taxi Driver (1976) meritevole di ben più di un’alzata di sopracciglio. Degli scherzi orditi difficile trattenerne nella memoria anche uno solo, mentre il finale ipocrita con morale e retorica indigeste incorporate è ovviamente una tassa fin troppo ovvia da pagare al termine di una visione di ben altro tenore, quasi a mo’ di lavaggio di coscienza dopo dialoghi scolastici tra bambini con battute come «Non c’entra la diarrea in questa storia» (l’evidenza, però, mostra ben altro). Dopo Nonno scatenato accanto a Zac Efron del 2016, De Niro si concede un altro film con la parola Granpa nel titolo ma il risultato, anche ai punti se meno scatologico, è comunque parimenti sconfortante, basti pensare alla scrittura del personaggio di Uma Thurman e all’uso casuale e randomico di animali (i serpenti, in questo caso) analogo a quello dei cinepanettoni italiani. Nel cast c’è “gloria” anche per un Christopher Walken al ribasso, impegnato a dividersi tra partite di dodgeball e camuffamenti natalizi in abito da Babbo Natale, mentre uno dei giubbotti di pelle indossati da De Niro nel finale e i relativi appostamenti in macchina ricordano perversamente e chissà quanto volontariamente The Irishman (2019) di Martin Scorsese, girato quasi in contemporanea. La Dimensione Films, società satellite della Weinstein Company, ha abbandonato nel 2018 il proposito di distribuirlo al cinema, circostanza che si è poi verificata nelle sale americane nell’ottobre 2020 grazie a 101 Studios. In Italia è arrivato direttamente sul piccolo schermo su Sky Cinema Uno.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare