Peggy (Mink Stole), frustrata casalinga di periferia, e la di lei grassa domestica Grizelda (Jean Hill), uccidono accidentalmente il marito (George Stover) della prima. Costrette a scegliere tra l'esilio e la galera, arrivano a Mortville, una comune abitata da freak e reietti comandata dall'odiatissima e sanguinaria regina Charlotte (Edith Massey). Le due fanno la conoscenza della lesbica Mole (Susan Lowe), e della sua compagna Muffy St. Jacques (Liz Renay), così come quella della principessa Coo-Coo (Mary Vivian Pierce), la figlia di Charlotte. Le storie delle donne si intrecciano, tra colpi di scena e intrighi di potere. Irriverente carnevale firmato da John Waters, che addolcisce l'ideologia del brutto, dello scorretto e del trash, nuclei filosofici e politici imprescindibili nei lavori precedenti (Pink Flamingos, 1972, e Female Trouble, 1974). La direzione presa dalla sua sapida commediaccia – che non risparmia lievi crudeltà e sesso saffico – infila due o tre trovate, come fosse un Russ Meyer ri-potenziato, riuscendo a restituire un'idea di fiaba simil-femminista e, al contempo, momenti di reale morbosità, come l'incontro tra Peggy, Grizelda e il poliziotto, poco dopo che la domestica ha assassinato il marito della prima. Tra le tracce più interessanti, si può notare come nel suo inno al lesbismo Waters non si preoccupi comunque di mostrare la sgradevolezza o di dilatare notevolmente i tempi, di non rinunciare al disgusto (il taglio del pene; il vomito della leggendaria Liz Renay). Le sue, però, sono scelte dettate più dalla maniera, che da una reale esigenza pertinente.