Nyad
2023
Netflix
Paese
Usa
Generi
Biografico, Drammatico, Avventura
Durata
121 min.
Formato
Colore
Registi
Jimmy Chin
Elizabeth Chai Vasarhelyi
Attori
Jodie Foster
Annette Bening
Rhys Ifans
Johnny Solo
Luke Cosgrove
La straordinaria storia vera della nuotatrice Diana Nyad (Annette Bening) che, all’età di sessant’anni, con l’aiuto della sua migliore amica e allenatrice Bonnie Stoll (Jodie Foster), decide di realizzare l’impresa che insegue da tutta la vita: percorrere nuotando in mare aperto gli oltre 160 km che separano Cuba dalla costa statunitense in Florida.

La coppia di documentaristi Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, arrivati al grande successo grazie a Free Solo - Sfida estrema, vincitore di un Oscar come miglior documentario nel 2019, per il loro debutto nel cinema di finzione scelgono un soggetto che sarebbe perfetto proprio per un documentario. La storia di Diana Nyad ha tutte le caratteristiche che troviamo al centro di alcuni film precedenti della coppia, come appunto Free Solo e Meru - Raggiungi l'impossibile: la storia incredibile di un’impresa sportiva che va oltre lo sport fino a diventare una questione personale, quasi spirituale, che totalizza completamente la vita dei protagonisti. E l’inizio del film ricorda proprio l’inizio di un documentario, con immagini d’archivio che ci raccontano in maniera essenziale ma chiarissima chi è la nostra protagonista e perché la sua storia è straordinaria. Eppure, dopo un buon inizio, il film perde subito mordente, faticando a creare un qualsiasi tipo di tensione drammatica o interesse verso la riuscita o meno dell’impresa, che appare scontata fin dall’inizio. Nyad tocca diversi temi interessanti, come il rapporto con il proprio corpo che cambia e invecchia, abusi sessuali e brevi accenni a tematiche LGBTQIA+, ma nessuno di questi spunti è approfondito più di tanto e l’impresa sportiva resta l’unico focus della sceneggiatura di Julia Cox. Se da un lato il film è apprezzabile grazie all’ottima chimica che c’è tra Annette Bening e Jodie Foster, con due performance solidissime (entrambe premiate con le candidature nelle rispettive categorie di protagonista e non protagonista agli Oscar 2024), per il resto compromette l'operazione una sceneggiatura spesso banale che non riesce ad andare davvero a fondo di questi personaggi. Vasarhelyi e Chin faticano enormemente nel passaggio al cinema narrativo, soprattutto dal punto di vista visivo e della gestione del ritmo. La messa in scena appare di una piattezza disarmante sia per quanto riguarda la messa in quadro, con una gestione degli elementi che un tempo avremmo definito “televisiva” (e forse non è un caso che il film sia prodotto da Netflix), che per la fotografia di Claudio Miranda.
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