Ocean's 8
Ocean's 8
2018
Infinity+
Paese
Usa
Generi
Azione, Commedia
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Gary Ross
Attori
Sandra Bullock
Cate Blanchett
Anne Hathaway
Mindy Kaling
Sarah Paulson
Awkwafina
Rihanna
Helena Bonham Carter
Matt Damon
Dakota Fanning
Olivia Munn
Richard Armitage
Katie Holmes
James Corden
Kim Kardashian
Debbie Ocean (Sandra Bullock), sorella di Danny (il personaggio interpretato da George Clooney nei vari Ocean’s), progetta di mettere a segno il colpo del secolo in occasione dell'annuale Met Gala di New York. A portare scompiglio durante il raduno di star e celebrities sarà la squadra formata da Lou (Cate Blanchett), Rose (Helena Bonham Carter), Daphne Kluger (Anne Hathaway), Nine Ball (Rihanna), Amita (Mindy Kaling), Tammy (Sarah Paulson) e Constance (Awkwafina).
Fiacchissima versione al femminile degli Ocean’s di Steven Soderbergh, quello di Gary Ross è un blockbuster medio che fa leva sul gender swap, ovvero sulla riproposizione tutta al femminile di film al maschile (il caso hollywoodiano più recente è il Ghostbusters di Paul Feig del 2016, bersagliato da un odio acritico, feroce e culturalmente preoccupante sul web). Tra vani split screen ad aprire e chiudere e una parata di star di rara inutilità, si salva davvero pochissimo: i personaggi di Sandra Bullock e Cate Blanchett, deputate al ruolo di protagoniste in una sarabanda glamour irritante e patinata, sono di rara pochezza e le scene impalpabili non si contano. La confezione è quantomeno dignitosa, tra coreografie in discoteca, maglioni a collo alto, foulard, gioielli e giacche leopardate, ma i guizzi di regia, isolatissimi, si stemperano nell’insulsaggine generale, tra sequenze inutilmente gratuite (la Blanchett in versione kebabbaro) e il pretesto action thriller di un colpo che dovrebbe fare la storia dei furti di tutti i tempi. Il risultato, per quanto qua e là ritmato, è innocuo e plastificato nelle forme e nei contenuti, e dunque, a dispetto delle premesse, nemmeno troppo sottilmente misogino. Dimenticabile l’apporto di una sprecata Rihanna, mentre Helena Bonham Carter è ingabbiata nel solito ruolo dell’eccentrica, da tempo cucitole addosso per via della collaborazione con l’ex compagno Tim Burton. In questa girandola di personaggi femminili piatti e privi di carisma si salva di sicuro la spietata e sexy Daphne Kluger di Anne Hathaway. Alimentari cameo di Kim Kardashian, Serena Williams e Katie Holmes. Il finale fa il pieno di fastidiosità, esplicitando la natura mortifera, servile e falsamente “fraterna” di tutta l’operazione.
Fiacchissima versione al femminile degli Ocean’s di Steven Soderbergh, quello di Gary Ross è un blockbuster medio che fa leva sul gender swap, ovvero sulla riproposizione tutta al femminile di film al maschile (il caso hollywoodiano più recente è il Ghostbusters di Paul Feig del 2016, bersagliato da un odio acritico, feroce e culturalmente preoccupante sul web). Tra vani split screen ad aprire e chiudere e una parata di star di rara inutilità, si salva davvero pochissimo: i personaggi di Sandra Bullock e Cate Blanchett, deputate al ruolo di protagoniste in una sarabanda glamour irritante e patinata, sono di rara pochezza e le scene impalpabili non si contano. La confezione è quantomeno dignitosa, tra coreografie in discoteca, maglioni a collo alto, foulard, gioielli e giacche leopardate, ma i guizzi di regia, isolatissimi, si stemperano nell’insulsaggine generale, tra sequenze inutilmente gratuite (la Blanchett in versione kebabbaro) e il pretesto action thriller di un colpo che dovrebbe fare la storia dei furti di tutti i tempi. Il risultato, per quanto qua e là ritmato, è innocuo e plastificato nelle forme e nei contenuti, e dunque, a dispetto delle premesse, nemmeno troppo sottilmente misogino. Dimenticabile l’apporto di una sprecata Rihanna, mentre Helena Bonham Carter è ingabbiata nel solito ruolo dell’eccentrica, da tempo cucitole addosso per via della collaborazione con l’ex compagno Tim Burton. In questa girandola di personaggi femminili piatti e privi di carisma si salva di sicuro la spietata e sexy Daphne Kluger di Anne Hathaway. Alimentari cameo di Kim Kardashian, Serena Williams e Katie Holmes. Il finale fa il pieno di fastidiosità, esplicitando la natura mortifera, servile e falsamente “fraterna” di tutta l’operazione.
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