Un traffico internazionale di gioielli, che coinvolge il miliardario indiano Kamal Khan (Louis Jourdan) e la bella Octopussy (Maud Adams), in realtà nasconde il folle progetto del fanatico comandante russo Orlov (Steven Berkoff), che vuole far esplodere un ordigno nucleare all'interno di una base militare americana a Berlino Ovest, attribuendone la responsabilità agli Stati Uniti. James Bond (Roger Moore) non può certo stare lì a guardare.
All'alba dei 56 anni, Roger Moore dimostra di non aver perso lo smalto e interpreta con garbo e raffinata (auto)ironia una delle più riuscite pellicole di 007. Sulla base dei racconti Octopussy e The Property of a Lady (contenuti in Octopussy and The Living Daylights, ultimo romanzo di Ian Fleming, pubblicato postumo a due anni dalla sua morte, avvenuta nel 1964), il tredicesimo film della serie brilla per ricchezza di invenzioni (lo spettacolare teaser, gli inseguimenti in India, la rocambolesca sequenza sul treno, il finale ad alta quota), fluidità nello sviluppo narrativo e ineccepibile confezione, grazie al prezioso apporto di Alan Hume (fotografia), John Barry (colonna sonora) e, soprattutto, dello scenografo Peter Lamont, capace di ricreare con perizia gli straordinari set dell'harem di Octopussy (una conturbante Maud Adams), della residenza di Kamal Kahn (Louis Jourdan) e dei vicoli indiani. Impagabile atmosfera da Guerra Fredda, tra gerarchi russi deliranti, americani superequipaggiati e inglesi dall'invidiabile aplomb. Nessuna novità di rilievo, ma che qualità. L'uscita dell'apocrifo Mai dire mai nello stesso anno, attesissimo per il ritorno di Sean Connery nei panni di James Bond, ha spinto i produttori a compiere uno sforzo sopra la media. E si vede. La canzone dei titoli di testa All Time High è interpretata da Rita Coolidge.