Il capitano di polizia Finley (Robert Young) indaga sull'omicidio di Joseph Samuels (Sam Levene), interrogando un gruppo di militari entrati in contatto con la vittima. I sospetti ricadono dapprima su Mitchell (George Cooper), ma il commilitone Keeley (Robert Mitchum) è convinto della sua innocenza e Finley comprende presto che alla base del movente c'è l'antisemitismo. Tratto dal romanzo The Brick Foxhole del regista Richard Brooks (sceneggiato da John Paxton), è un classico del cinema postbellico, incentrato sui turbamenti dei reduci della Seconda guerra mondiale. Inoltre, con Barriera invisibile (1947) di Elia Kazan, è uno dei primi film a trattare il tema del pregiudizio antisemita (come male serpeggiante della società americana, ma anche esempio dell'odio insito nella natura umana), sebbene nel libro di Brooks la vittima sia un omosessuale. Non tutto funziona: c'è qualche semplicismo di troppo, la tensione qua e là latita e spiace che il personaggio di Robert Mitchum, pur interessante, risulti sacrificato. L'atmosfera malsana, l'analisi psicologica, le ottime interpretazioni e un impianto visivo da cupo noir lo rendono però un prodotto intrigante. Prix du meilleur film social al 2º Festival di Cannes e cinque nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior regia.