Ogni tuo respiro
Breathe
2017
Paese
Gran Bretagna
Generi
Drammatico, Biografico
Durata
117 min.
Formato
Colore
Regista
Andy Serkis
Attori
Andrew Garfield
Claire Foy
Hugh Bonneville
Diana Rigg
Miranda Raison
Dean-Charles Chapman
Camilla Rutherford
Ed Speleers
Roger Ashton-Griffiths
Robin Cavendish (Andrew Garfield) è un avvocato britannico che a 28 anni contrae la poliomelite e si ritrova paralizzato senza alcuna speranza di guarigione, con un respiratore attaccato al proprio corpo che è anche l’unica cosa che lo tiene in vita. La moglie Diana (Claire Foy) veglierà su di lui e lotterà per aumentare l’aspettativa di vita del marito, di per sé minima, e alleviargli il peso di un’esistenza ormai completamente priva dell’uso del corpo.

Per il suo esordio alla regia l’attore e divo della performance capture Andy Serkis, il volto dietro Gollum de Il signore degli anelli, King Kong (2005) e Cesare della saga de Il pianeta delle scimmie, porta sul grande schermo l’incredibile storia vera di un uomo molto malato che riuscì a protrarre la sua vita in maniera incredibile, anche grazie allo spirito di iniziativa della moglie, alla risolutezza e all’energia di quanti hanno vegliato su di lui e se ne sono presi cura. Nel raccontare questa storia carica di pathos e facile immedesimazione nel dolore del protagonista, Serkis sceglie uno stile classico e asciutto, che evita le sbavature troppo retoriche e strappalacrime che una vicenda del genere avrebbe potuto agevolmente portare con sé. Pur con qualche concessione enfatica di troppo e una seconda parte eccessivamente scandita e meccanica nel singoli passaggi, l’esordio di Serkis può dirsi (quasi) sufficiente anche grazie alla buona prova di un Andrew Garfield alle prese con un ruolo non semplice, dolorante e assai sofferto, oltre che completamente costretto all’immobilità per ovvie ragioni. La sensazione di trovarsi davanti un clone de La teoria del tutto (2014) è costantemente dietro l’angolo, ma per fortuna la scrittura di William Nicholson, tra gli sceneggiatori de Il gladiatore (2000), e la mano dell’esordiente Serkis hanno cura di non calcare la mano sulla menomazione di Robin in maniera oltremodo ricattatoria, facendo del film una riflessione più composta e misurata, seppur in forma di un mélo tragico non sempre di ampio respiro, sul fine vita e sul diritto a morire. Curioso anche che Serkis, da sempre abituato a lavorare con delle protesi per dare vita ai suoi personaggi, abbia scelto una vicenda all’insegna di un sostegno esterno di sopravvivenza. Buona prova della Claire Foy di The Crown nei panni della devota moglie di Cavendish, Diane. Tra i produttori figura anche Jonathan Cavendish, vero figlio della coppia che ha conosciuto da vicino la malattia di suo padre nel corso degli anni ed è poi diventato produttore cinematografico.
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