A seguito di un'avventura amorosa con un uomo sposato, l'attrice Young-hee (Kim Min-hee) decide di staccare un po' la spina e compie un viaggio ad Amburgo. Qui si sfogherà con un'amica cercando di comprendere al meglio i suoi sentimenti e, tornata in Corea, si confronterà senza remore anche con altri conoscenti. Privandosi di una narrazione degna di questo nome per portare alla ribalta il fluire (più o meno spontaneo) della vita, Hong Sang-soo firma un film pienamente nelle sue corde, cercando di affrontare temi universali come l'amore a partire da alcune semplici chiacchierate di personaggi comuni. Se da un lato quindi si respira un cinema essenziale e minimalista, capace comunque di racchiudere al suo interno turbamenti molto complessi e spinosi, dall'altro il regista coreano continua a ripiegarsi su se stesso, accontentandosi spesso e volentieri di vivere di rendita e insistendo nel proporre (seppur con lievi variazioni) il canovaccio che da sempre contraddistingue i suoi lavori. Procedendo in maniera del tutto statica per l'intera durata, On the Beach at Night Alone non presenta alcun picco realmente degno di nota e rischia di lasciarsi dimenticare prima del previsto: il risultato è un’opera che alterna momenti toccanti e dialoghi credibili a passaggi forzatamente irrisolti e quasi insopportabili. Il titolo del film è preso da quello di una poesia di Walt Whitman. Buona prova di Kim Min-hee, premiata a Berlino con l'Orso d'argento come miglior attrice.