Gyung-soo (Kim Sang-kyung) è un attore piuttosto conosciuto che in una pausa dal lavoro decide di andare a trovare un amico scrittore che vive in provincia: i due conoscono una esuberante ed intraprendente ballerina che nel giro di poche ore ha una relazione con entrambi, creando incomprensioni e malumori. Gyung-soo decide di tornare a Seul; sul treno conosce la bella e timida Sun-young e quando la ragazza scende a una fermata intermedia, senza pensarci troppo decide di seguirla ed inizia a corteggiarla assiduamente, anche se lei è sposata.

Due episodi diversi, uniti solo dalla figura del protagonista: in questo suo terzo lungometraggio il regista Hong Sang-soo appare ancora legato a una struttura narrativa tradizionale, che risulta inevitabilmente acerba ed imperfetta, con alcune sequenze sospese e con i personaggi secondari non ben delineati. Troviamo a livello embrionale molti dei temi che saranno sviluppati più compiutamente nei film successivi: artisti alle prese con carriere incerte e relazioni insoddisfacenti, triangoli amorosi distruttivi con il tradimento al centro di tutto, ruolo decisivo del destino (a partire dalla porta girevole del titolo). Sono inoltre presenti sprazzi di forte tensione ed aggressività, anche sessuale, che verranno via via stemperati negli anni seguenti verso toni più surreali e rarefatti mentre i personaggi verranno isolati dal contesto sociale nel quale si trovano e collocati in un mondo reale ma sempre più astratto e a volte manieristico.