In licenza per due giorni a New York, il soldatino Joe (Robert Walker) incontra la segretaria Mary (Judy Garland) nei pressi della Pennsylvania Station. I due vivono mille avventure e si scambiano i voti nuziali, ma lui deve ripartire per la guerra. Molto più amaro di quanto ci si potrebbe aspettare dal fiammeggiante Vincente Minnelli, è un film di vigoroso impianto realistico: con L'ora di New York il regista manipola, con estrema crudezza, un racconto solo apparentemente idilliaco, ma che svela piano piano ogni sua corrispondente controparte acida. La guerra è dietro l'angolo, limita le possibilità di amore e gioca con le contingenze delle umane sorti. E il lavoro di Minnelli, seppur semplice e bene esplicitato nella forma, contiene sottotesti provvidenziali e pregni di speranza. E, sullo sfondo, New York: filosofica e geografica, conferma e anticipa i legami di Minnelli ai luoghi dove ambienta i suoi film, e diventa importante protagonista del film. Judy Garland (già rodata dal compagno Minnelli per il quale aveva cantato a squarciagola già in Incontriamoci a St. Louis del 1944) recita meravigliosamente ai massimi storici e al primo vero grande ruolo drammatico senza canzoni, ma anche Robert Walker (scomparso tragicamente nel 1951 a soli 32 anni) fa il suo con buon mestiere.