Ore disperate
Desperate Hours
1990
Paese
Usa
Genere
Thriller
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Cimino
Attori
Mickey Rourke
Anthony Hopkins
Mimi Rogers
Lindsay Crouse
Kelly Linch
Elias Koteas
David Morse
Il pericoloso criminale Michael Bosworth (Mickey Rourke) evade con l'aiuto del suo avvocato e amante Nancy Breyers (Kelly Linch). Insieme al fratello (Elias Koteas) e a un altro complice (David Morse), prende in ostaggio Tim Cornell (Anthony Hopkins), sua moglia Nora (Mimi Rogers) e i loro figli. Per la famiglia, è l'inizio di un incubo.
Con un'operazione simile a quella che poco dopo farà Martin Scorsese con Cape Fear – Il promontorio della paura (1991), Cimino realizza il remake di un classico degli anni Cinquanta: l'omonimo thriller del 1955 diretto da William Wyler e interpretato da Humphrey Bogart e Fredric March. Il paragone con Scorsese non è casuale, perché in entrambi i casi ci troviamo di fronte a un nucleo familiare borghese, già disfunzionale e in crisi, che rischia la distruzione a causa di una terribile minaccia esterna. Nichilista e violento, è un'analisi dei lati più oscuri della società americana e dell'animo umano, dove il confine tra bianco e nero si sfuma in un'enorme zona grigia. Cimino ha perso decisamente lo smalto dei suoi film migliori (la rabbia c'è ancora, il lirismo e l'afflato epico sembrano essersi smarriti), ma ha il merito di rinvigorire con un prodotto comunque interessante il filone home invasion, quello che produrrà Funny Games di Michael Haneke (1997) e tanti thriller e horror nei decenni successivi. E poi c'è lui: già al servizio del regista ne I cancelli del cielo (1980) e ne L'anno del dragone (1985), Mickey Rourke regala un sensuale cattivo d'antologia: è una gran canaglia, ma viene quasi voglia di tifare per lui.
Con un'operazione simile a quella che poco dopo farà Martin Scorsese con Cape Fear – Il promontorio della paura (1991), Cimino realizza il remake di un classico degli anni Cinquanta: l'omonimo thriller del 1955 diretto da William Wyler e interpretato da Humphrey Bogart e Fredric March. Il paragone con Scorsese non è casuale, perché in entrambi i casi ci troviamo di fronte a un nucleo familiare borghese, già disfunzionale e in crisi, che rischia la distruzione a causa di una terribile minaccia esterna. Nichilista e violento, è un'analisi dei lati più oscuri della società americana e dell'animo umano, dove il confine tra bianco e nero si sfuma in un'enorme zona grigia. Cimino ha perso decisamente lo smalto dei suoi film migliori (la rabbia c'è ancora, il lirismo e l'afflato epico sembrano essersi smarriti), ma ha il merito di rinvigorire con un prodotto comunque interessante il filone home invasion, quello che produrrà Funny Games di Michael Haneke (1997) e tanti thriller e horror nei decenni successivi. E poi c'è lui: già al servizio del regista ne I cancelli del cielo (1980) e ne L'anno del dragone (1985), Mickey Rourke regala un sensuale cattivo d'antologia: è una gran canaglia, ma viene quasi voglia di tifare per lui.
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