1916, Prima guerra mondiale. Sul fronte francese, il colonnello Dax (Kirk Douglas) si vede costretto a condurre un attacco contro una postazione tedesca definita il “formicaio”. L'azione sarà un fallimento totale: diversi soldati rifiutano addirittura di uscire dalle trincee. Il generale Mireau (George Macready) decide di prendere drastici provvedimenti contro i suoi uomini: propone di fucilarne alcuni, accusandoli di codardia, come esortazione nei confronti degli altri.
Tra i più importanti film antimilitaristi americani del ventesimo secolo, Orizzonti di gloria prende spunto dall'omonimo romanzo di Humphrey Cobb: Stanley Kubrick, al suo quarto lungometraggio, torna a cimentarsi col genere bellico (dopo il suo esordio, Paura e desiderio, del 1953) con una consapevolezza tecnica e una maturità stilistica decisamente superiori a quelle dimostrate nella sua opera prima. Grazie all'elegante fotografia in bianco e nero di Georg Kraus, il regista trasmette magnificamente l'atmosfera claustrofobica e inquietante delle trincee, riuscendo a catapultare lo spettatore in mezzo al terreno fangoso e agli spari. La guerra, assurda e incomprensibile, viene vista come un universo dominato dalle differenze di classe e di potere militare: i soldati semplici muoiono, mentre i superiori lottano per conservare il proprio posto. Struggente sequenza finale, in cui i militari francesi ascoltano una ragazza tedesca cantare in una locanda e si commuovono. L'attrice che la interpreta è Susanne Christian che nel 1958 sposò Stanley Kubrick e rimase accanto a lui fino al giorno della sua morte, nel 1999.