Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo
OSS 117: Le Caire, nid d'espions
2006
Paese
Francia
Generi
Comico, Spionaggio
Durata
99 min.
Formato
Colore
Regista
Michel Hazanavicius
Attori
Jean Dujardin
François Damiens
Bérénice Bejo
Aure Atika
Richard Sammel
Philippe Lefebvre
L'agente segreto Hubert Bonisseur de La Bath, altrimenti noto come OSS 117 (Juan Dujardin), si reca in missione in Egitto per indagare sulla morte del suo partner Jack Jefferson (Philippe Lefebvre).
Per il suo secondo lungometraggio, dopo l'esordio Mes amis (1999), Michel Hazanavicius sceglie di prendere uno dei personaggi più popolari della letteratura di spionaggio francese, Hubert Bonisseur de La Bath, protagonista di varie trasposizioni cinematografiche con i volti di Kerwin Mathews e Frederick Stafford, e ribaltarne totalmente la caratterizzazione in chiave comica e parodistica. Non solo il ruolo dell'agente segreto viene ridimensionato nella sua sagacia e scaltrezza, ma anche tutto il genere spy, da Hitchcock a James Bond, è sovvertito nelle sue regole d'azione e stilistiche. Come una sorta di esercizio citazionistico sviluppato poi con più compiutezza in The Artist (2011), Hazanavicius porta al ridicolo tutti i cliché del cinema di spionaggio: il miglior risultato è rappresentato dall'irresistibile personaggio di Jean Dujardin, figura che richiama Cary Grant e Sean Connery, inconsapevolmente narcisista e razzista, maschilista, ignorante, ottuso e dalle tendenze vagamente omosessuale. Divertente per i cinefili, piuttosto innocuo per tutti gli altri, è un prodotto narrativamente esile ma dotato di un paio di guizzi comici degni di nota.
Per il suo secondo lungometraggio, dopo l'esordio Mes amis (1999), Michel Hazanavicius sceglie di prendere uno dei personaggi più popolari della letteratura di spionaggio francese, Hubert Bonisseur de La Bath, protagonista di varie trasposizioni cinematografiche con i volti di Kerwin Mathews e Frederick Stafford, e ribaltarne totalmente la caratterizzazione in chiave comica e parodistica. Non solo il ruolo dell'agente segreto viene ridimensionato nella sua sagacia e scaltrezza, ma anche tutto il genere spy, da Hitchcock a James Bond, è sovvertito nelle sue regole d'azione e stilistiche. Come una sorta di esercizio citazionistico sviluppato poi con più compiutezza in The Artist (2011), Hazanavicius porta al ridicolo tutti i cliché del cinema di spionaggio: il miglior risultato è rappresentato dall'irresistibile personaggio di Jean Dujardin, figura che richiama Cary Grant e Sean Connery, inconsapevolmente narcisista e razzista, maschilista, ignorante, ottuso e dalle tendenze vagamente omosessuale. Divertente per i cinefili, piuttosto innocuo per tutti gli altri, è un prodotto narrativamente esile ma dotato di un paio di guizzi comici degni di nota.
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