Il celebre criminale Otomo (Takeshi Kitano) lavora al servizio della famiglia Chang in Corea del Sud. A causa di uno spiacevole incidente, la tensione tra i Chang e la famiglia giapponese Hanabishi cresce ina maniera esponenziale per poi sfociare in una guerra di potere. Otomo viene quindi incaricato di sistemare le cose al più presto. A cinque anni di distanza dal precedente Outrage Beyond (2012), Takeshi Kitano torna a vestire i panni del temibile Otomo per chiudere la trilogia iniziata con Outrage (2010). Il film ripropone l'ormai classico scheletro narrativo basato sull'accumulo, iniziando quasi in sordina per poi versare sempre più benzina sul fuoco e accrescere il numero di morti e sparatorie. Kitano riesce a dirigere il progetto in maniera compatta, con una regia elegante e mai cialtrona in grado di regalare ancora qualche sequenza coreografica che non fa rimpiangere i migliori anni di attività dell'autore. Tuttavia, Outrage Coda rimane un prodotto abbastanza convenzionale e soprattutto molto sfilacciato nella parte centrale, dove lo snodo narrativo corre troppo velocemente e rischia di confondere le idee anche dello spettatore più attento. Cucendosi addosso i panni di un criminale ormai anziano, seppure celebre per il suo glorioso passato, diventa molto interessante la lettura del finale con l'uscita di scena in primo piano di Otomo che sembra rappresentare anche una (simbolica) chiusura di carriera del regista giapponese. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2017.