Pacifiction
Pacifiction
2022
Paesi
Francia, Spagna, Germania, Portogallo
Genere
Drammatico
Durata
165 min.
Formato
Colore
Regista
Albert Serra
Attori
Benoît Magimel
Marc Susini
Pahoa Mahagafanau
Matahi Pambrun
Sergi López
Tahiti, Polinesia francese. Il diplomatico De Roller (Benoît Magimel) sente che la propria posizione di privilegiato sull'isola è messa sempre più in discussione da imminenti cambiamenti politici. Perfettamente integrato con le tradizioni e i costumi del luogo, cerca in tutti modi di trovare una mediazione attraverso il dialogo con le persone che lo circondano. Nel frattempo, la quiete dell'isola è turbata da insistenti voci secondo le quali nell'immediato verranno compiuti dei test nucleari proprio in quel paradiso naturale.
Dopo essersi sempre confrontato con epoche lontane dalla contemporaneità, con Pacifiction Albert Serra approda al presente. Servendosi di un racconto metaforico che è, in primis, un'autoanalisi che Serra compie mettendo in discussione il proprio status autoriale, il regista e sceneggiatore catalano si confronta con lo spettro di un hic et nunc, l'evento simbolico della minaccia nucleare, che impedisce a un edonista come lui di rapportarsi alla realtà che lo circonda. Per Serra è tempo di confrontarsi con le brutture dell'oggi, come se la calma placida della natura incontaminata della Polinesia fosse una roccaforte da difendere con ogni mezzo dialettico possibile, esattamente come la sua intransigente idea di cinema immerso in una bolla fuori dallo spazio e dal tempo. De Roller diventa un alter ego del regista cesellato con raffinata perizia di particolari, inadatto agli sterili giochi di potere della politica di oggi. Lo spirito libertino e iconoclasta tanto caro a Serra vive qui in una dimensione sotterranea, quasi sussurrata, a favore di un'operazione che, pur non aderendo a un cinema narrativo in senso stretto, fa della storia un elemento non certo marginale, creando un'armonia perfetta tra immagine e parola. Il presente si manifesta per interposta persona, sulla base di riferimenti a terrorismo, dinamiche di potere che citano come esempi di decadenza contemporanea America, Russia e Cina. Straordinaria la capacità di Serra nel rendere il fascino esotico di un autentico paradiso in terra attraverso uno sguardo che dilata il tempo e lo spazio schiacciando la figura umana, sempre più insignificante dinnanzi a una bellezza eterna sull'orlo dell'abisso. Gli attacchi espliciti alla politica attuale sono abbastanza ridondanti e poco incisivi, ma la traiettoria complessiva del film è di alto livello. Il formalismo stilistico, esasperato ma mai ingombrante, offre suggestioni visive da brivido e riesce a restituire in maniera magistrale il progressivo avvicinamento a un'apocalisse invisibile. Una delle opere migliori di Albert Serra, che qui schiva intellettualismi gratuiti, nonostante alcuni personaggi secondari rimangano figure enigmatiche di difficile collocazione nell'impianto teorico del film. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Dopo essersi sempre confrontato con epoche lontane dalla contemporaneità, con Pacifiction Albert Serra approda al presente. Servendosi di un racconto metaforico che è, in primis, un'autoanalisi che Serra compie mettendo in discussione il proprio status autoriale, il regista e sceneggiatore catalano si confronta con lo spettro di un hic et nunc, l'evento simbolico della minaccia nucleare, che impedisce a un edonista come lui di rapportarsi alla realtà che lo circonda. Per Serra è tempo di confrontarsi con le brutture dell'oggi, come se la calma placida della natura incontaminata della Polinesia fosse una roccaforte da difendere con ogni mezzo dialettico possibile, esattamente come la sua intransigente idea di cinema immerso in una bolla fuori dallo spazio e dal tempo. De Roller diventa un alter ego del regista cesellato con raffinata perizia di particolari, inadatto agli sterili giochi di potere della politica di oggi. Lo spirito libertino e iconoclasta tanto caro a Serra vive qui in una dimensione sotterranea, quasi sussurrata, a favore di un'operazione che, pur non aderendo a un cinema narrativo in senso stretto, fa della storia un elemento non certo marginale, creando un'armonia perfetta tra immagine e parola. Il presente si manifesta per interposta persona, sulla base di riferimenti a terrorismo, dinamiche di potere che citano come esempi di decadenza contemporanea America, Russia e Cina. Straordinaria la capacità di Serra nel rendere il fascino esotico di un autentico paradiso in terra attraverso uno sguardo che dilata il tempo e lo spazio schiacciando la figura umana, sempre più insignificante dinnanzi a una bellezza eterna sull'orlo dell'abisso. Gli attacchi espliciti alla politica attuale sono abbastanza ridondanti e poco incisivi, ma la traiettoria complessiva del film è di alto livello. Il formalismo stilistico, esasperato ma mai ingombrante, offre suggestioni visive da brivido e riesce a restituire in maniera magistrale il progressivo avvicinamento a un'apocalisse invisibile. Una delle opere migliori di Albert Serra, che qui schiva intellettualismi gratuiti, nonostante alcuni personaggi secondari rimangano figure enigmatiche di difficile collocazione nell'impianto teorico del film. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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