Due fuggitivi, un bianco (Tony Curtis) e un uomo di colore (Sidney Poitier), sono incatenati l'uno all'altro e non riescono a liberarsi: impareranno così a conoscersi e ad aiutarsi per poter sopravvivere. Classico film antirazzista a stelle e strisce, La parete di fango racconta la storia di un'amicizia virile, in cui il trovarsi nella medesima situazione vale più di qualsiasi differenza di colore della pelle. Fotografato dallo splendido bianco e nero di Sam Leavitt (che un anno dopo curerà la luce e le immagini di Anatomia di un omicidio di Otto Preminger) è una pellicola che alterna momenti di stanca (i dialoghi sono spesso dilatati) a sequenze di pregevole fattura (la fuga finale in mezzo alla palude). Stanley Kramer, qui al suo terzo lungometraggio, inizia a trattare la tematica del razzismo, che tornerà ad affrontare nel più potente Indovina chi viene a cena? (1967). Buona prova di Tony Curtis, ma Sidney Poitier lo batte ai punti. Due premi Oscar: miglior fotografia e miglior sceneggiatura originale.