Cronaca del processo che nel 1431 portò alla condanna al rogo di Giovanna d'Arco (Renée Falconetti). Costretta a subire lo scherno dei giudici che tentano di indurla a pronunciare affermazioni blasfeme, Giovanna non tradisce la sua missione, proclamandosi inviata da Dio per la salvezza della Francia. Più volte il personaggio di Giovanna d'Arco è stato portato sul grande schermo, spesso da grandi maestri, come Robert Bresson e Roberto Rossellini. Tra tutti i ritratti che di Giovanna sono stati realizzati, quello di Carl Theodor Dreyer è, per molte ragioni, quello che più ha segnato la storia del cinema. Accolto con entusiastica ammirazione alla sua uscita, fu considerato da molti un'opera in anticipo rispetto ai tempi. Oggi è unanimemente considerato non solo un capolavoro della storia del cinema, ma anche una delle vette più alte della produzione artistica di tutto il Novecento. L'interpretazione di Renée Falconetti, intensa e assoluta, tra le più grandi di ogni tempo, è il cuore pulsante della pellicola, costruita da Dreyer in un controcampo serrato di volti e di sguardi. L'utilizzo degli spazi, magistralmente articolato dal regista danese, sfiora l'astrattismo più sperimentale, eppure riesce a riempirsi di una corporeità tutta immanente. L'infuocato contrasto che innerva i magnifici primi e primissimi piani del film, vibranti della trance espressiva della Falconetti, è inscritto nella dicotomia tra corpo e anima, parola e sguardo, gesto e pensiero, sublimata nell'estasi visionaria di Giovanna. Nel personaggio e nel martirio della donna, Dreyer inserì anche chiari rimandi cristologici, anticipando spunti su un ipotetico, e a lungo immaginato, film su Cristo poi mai realizzato. Memorabile.