The Patriarch
Mahana
2016
Paesi
Nuova Zelanda, Australia
Generi
Azione, Drammatico
Durata
103 min.
Formato
Colore
Regista
Lee Tamahori
Attori
Temuera Morrison
Akuhata Keefe
Nancy Brunning
Jim Moriarty
Regan Taylor
Nuova Zelanda, anni '60. L'autoritario patriarca Mahana (Temuera Morrison), profondamente legato alla proprie radici e alla propria famiglia allargata, è un ostinato conservatore che pretende una rigida educazione. Il piccolo nipote Simeon (Akuhata Keefe) insegue invece con intraprendenza un ideale di libertà e apertura mentale. Le gerarchie della comunità subiranno un cambiamento anche in seguito all'annuale gara per la tosatura delle pecore, in cui sono contrapposti i due clan rivali dei Mahanas e dei Poatas. Il neozelandese Tamahori torna a girare in patria ventidue anni dopo il film d'esordio Once Were Warriors – Una volta erano guerrieri (1994), emozionante dramma che metteva in scena l'affascinante ma delicato equilibrio tra la modernità e la cultura dei nativi (in cui Temuera Morrison interpretava "Jake la Furia"). Ma il fascino selvaggio della sua prima pellicola si trasforma qui in una messa in scena patinata da TV movie, in un'opera dal discreto budget che, dietro la pastellata perfezione del paesaggio agreste, vorrebbe celare un racconto rurale di rivalità e riconciliazione, mentalità arcaica e sguardo a un conciliante futuro, tradizione e innovazione. Una piccola grande saga senz'anima, soporifera e priva di ritmo, in cui i personaggi sono sempre presenze bidimensionali e le uniche trovate a effetto (gli omaggi al cinema per suggerire un tentativo di evasione dei più giovani, le belle immagini che sfruttano lo splendido landscape naturale, la requisitoria verso le disparità sociali) sembrano cattedrali in un deserto emotivo. Il tentativo di portare sullo schermo un passaggio di consegne generazionale in un contesto culturale così particolare avrebbe meritano ben altro spessore cinematografico. Mai visti così tanti maori ben truccati e pettinati. Tratto dal romanzo Bulibasha di Witi Ihimaera. Presentato fuori concorso al Festival di Berlino.
Maximal Interjector
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