1965: un ragazzino dell'Alabama (Lucas Black) si trova immerso in un vortice di razzismo e soprusi. Capirà l'importanza della libertà e della giustizia grazie alla bizzarra azione compiuta da sua zia Lucille (Melanie Griffith), madre di sei figli che decapita il marito e porta la sua testa con sé in viaggio fino a Hollywood. Per il suo esordio dietro la macchina da presa, Antonio Banderas utilizza un romanzo di Mark Childress, anche autore della sceneggiatura; ed è proprio nella scrittura che stanno i pregi di una pellicola dotata di personaggi interessanti e di svolte narrative inaspettate. Ma all'originalità della vicenda non segue una regia all'altezza: Banderas, con poco coraggio e ancor meno voglia di rischiare, si adagia su una messinscena scolastica e mai desiderosa di provare a mostrare il suo talento. Troppo timore dell'opera prima? Può essere, ma con un materiale di partenza del genere si poteva azzardare molto di più. Un'occasione sprecata, nonostante la notevole performance di Melanie Griffith.