Il ristorante dello chef Bernardo va a gonfie vele, è il numero uno al volante ed è circondato da amici. Molto amato dalla figlia Giuditta, mentre la sta aspettando, le prepara un pranzetto dall’aspetto delizioso ma la polizia bussa alla porta con un mandato di arresto. Cosa si è disposti a fare per riavere indietro la propria vita?

Nel suo secondo lungometraggio Ciro D’Emilio riesce a tenerci incollati allo schermo mettendo in scena la drammatica storia di Bernardo Bordin, uno chef prestigioso, dedito al suo lavoro, interpretato da Guido Caprino. La sceneggiatura di D’Emilio e Cosimo Calamini è eccelle nel rappresentare i disagi di un uomo pronto a tutto per riuscire a rimettere in sesto la propria vita. Singolare è il rapporto che si crea tra i compagni di cella Bernardo ed Elia (interpretato Boris Isaković noto per Quo Vadis, Aida? del 2020): tra di loro, infatti, viene creato in breve tempo un forte legame di amicizia e fiducia. Nonostante emerga che la loro amicizia duri da tempo, manca di intimità, sembrerebbe quasi un’amicizia superficiale, con alcune frasi fatte e sentimenti poco profondi in contrasto con gli sguardi potenti ed evocativi che si scambiano i personaggi durante tutto il film. La costruzione narrativa è coraggiosa e in qualche modo spettacolare, ricca di escamotage di montaggio quali flashback e flashforward che, nonostante talvolta creino qualche incertezza nella mente dello spettatore, ci permettono di indagare nella vita di Bernardo e conoscere a pieno il nostro protagonista. Alternando piccoli momenti della quotidianità di Bernardo a monotoni episodi in cella, il regista ci immerge nella dicotomia di pensieri ed emozioni che percorrono la vita del protagonista permettendoci di empatizzare al meglio con lui. Grazie a questi espedienti il film regge e ci tiene attenti fino all’ultimo secondo sorprendendoci con un finale imprevedibile.