La vita di Alberto Sordi (Edoardo Pesce), dagli esordi nel mondo dello spettacolo alla collaborazione con Federico Fellini, fino alla genesi di Un americano a Roma.

In occasione del centenario della nascita di Alberto Sordi (15 giugno 1920), Luca Manfredi dirige un film dedicato agli anni della giovinezza dell’attore romano, quando il cinema era ancora solo un sogno da inseguire, tra un turno di doppiaggio di Oliver Hardy e serate di cabaret. Purtroppo, alle buone intenzioni, segue un prodotto non all’altezza, come già si intuisce dopo pochi minuti di visione, quando ci si rende conto che il protagonista, Edoardo Pesce (qui anche in veste di sceneggiatore) è fuori ruolo nei panni di Sordi, e non è l’unico: anche Federico Fellini (Alberto Paradossi) e Vittorio De Sica (Francesco Foti) non convincono. Criticato anche dai parenti dell’attore, il film soffre di un ritmo troppo irregolare, con salti temporali eccessivamente repentini che compromettono la coesione dell’opera, tanto da dare l’impressione di assistere a un susseguirsi di sketch dal filo conduttore comune, ma mai veramente amalgamati. Manca la profondità nell’indagine sul personaggio, di cui emerge la storia d’amore con Andreina Pagnani (iniziata e finita in brevissimo tempo, mentre la coppia è stata insieme per quasi 10 anni) e la grande amicizia con Fellini, che sfocia nel grande successo di Lo sceicco bianco e I vitelloni.