Durante la Guerra d'Algeria, Bruno (Michel Subor), appartenente a un'organizzazione terroristica di estrema destra, giunge a Ginevra dalla Francia con il compito di uccidere un giornalista rivale. Finirà per innamorarsi di un'agente nemica (Anna Karina). È il primo film che Jean-Luc Godard ha girato, in fretta e furia, dopo Fino all'ultimo respiro (1960): venne realizzato nello stesso anno, ma la censura ne proibì l'uscita nelle sale per diverse stagioni. Le petit soldat è, soprattutto per chi ha amato il suo meraviglioso esordio, un'opera deludente che non prende posizione, vittima di un messaggio ideologico ambiguo e per questo accusata di qualunquismo. Al di là delle polemiche (alcuni critici transalpini di sinistra arrivarono a tacciare Godard di fascismo per come ha rappresentato degli algerini) è un prodotto piuttosto innocuo, dall'andamento piatto, che non riesce mai a mostrare l'enorme e incandescente talento del suo autore. Rimane però visibile il coraggio dello stesso Godard nell'affrontare un tema di stretta attualità (fu uno dei primi film a trattare la guerra d'Algeria), che apre riflessioni completamente diverse rispetto a quelle della sua celebrata opera prima. Primo ruolo da (co)protagonista per Anna Karina, futura moglie del regista.