Jordan Sanders (Regina Hall), bullizzata da bambina, è diventata una rampante magnate della tecnologia che quotidianamente tormenta la propria assistente April (Issa Rae). Poco prima di un importantissimo evento aziendale, torna magicamente tredicenne: sarà proprio April ad aiutarla ad affrontare tutte le conseguenze del caso…
Fiaba che riprende il tema del body swap a cavallo tra l’infanzia e l’età adulta, La piccola boss replica la suggestione di Big (1988), in cui un tredicenne insoddisfatto si ritrovava nelle vesti di se stesso da adulto, e lo ribalta al contrario non uscendo però dallo schema dello scambio di corpi. Il salto fisico porta con sé inevitabili spunti sul confronto tra due fasi della vita molto diverse, ma le atmosfere di questa esile commediola hollywoodiana sono vessate da un approccio eccessivamente edificante e debitore del politicamente corretto, con risultati spesso plastificati, ora zuccherosi ora stucchevoli. Il divertimento fa capolino solo in rare occasioni, grazie a una manciata di dialoghi tutto sommato spigliati e ritmati, ma lo stile adolescenziale e patinato fa pensare più che altro a certe alimentari produzioni di Disney Channel con addosso, in questo caso, un impianto produttivo più cinematografico e solido (ma solo nella struttura, a conti fatti). Il soggetto, ideato dalla giovanissima interprete Masai Martin proprio a partire dal film cult di Penny Marshall con Tom Hanks di fine anni ’80, finisce così col perdere per strada molto del suo potenziale. La protagonista Regina Hall figura a bordo del progetto anche come produttrice esecutiva insieme alla già citata Martin, destinataria di un ruolo tecnico molto importante a dispetto della giovanissima età (quattordici anni, un vero record). Sceneggiatura di Tracy Oliver.