Piccole donne
Little Women
2019
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
135 min.
Formato
Colore
Regista
Greta Gerwig
Attori
Saoirse Ronan
Emma Watson
Florence Pugh
Eliza Scanlen
Timothée Chalamet
Laura Dern
Meryl Streep
Louis Garrel
James Norton
Bob Odenkirk
Chris Cooper
Storia delle sorelle March, Meg (Emma Watson), Jo (Saoirse Ronan), Beth (Eliza Scanlen) e Amy (Florence Pugh), quattro giovani donne determinate a seguire i propri sogni, alle prese con i classici problemi della loro età sullo sfondo della Guerra di secessione americana.

L’attrice Greta Gerwig, dopo aver ricevuto un’ottima accoglienza col precedente Lady Bird (2017), firma un adattamento del noto romanzo di Louisa May Alcott, pubblicato in due parti tra il 1868 e il 1869 e annoverabile a pieno titolo tra i grandi classici della letteratura americana. L’approccio della Gerwig mantiene intatto lo spirito del testo portandolo sul grande schermo con una buona dose di fedeltà e non discostandosi troppo dall’impianto narrativo delle molteplici trasposizioni cinematografiche che si sono succedute negli anni, da quella del 1933 di George Cukor con Katharine Hepburn al film del 1994 con Wynona Ryder, Susan Sarandon e Kirsten Dunst passando per la versione forse più celebre, datata 1949 e con Elizabeth Taylor. L’ex attrice di riferimento del mumblecore e del cinema indipendente americano, anche sceneggiatrice, provvede però ad appropriarsi di Piccole donne con un piglio all’insegna di un’aggraziata e contagiosa modernità, forte di non poche spolverate di contemporaneità che vanno a irrorare il testo e a illuminarlo, seppur con una certa furbizia, di una luce al contempo vecchia e nuova, antica ma non per questo non attuale. La Jo della Ronan, già interprete del precedente film della Gerwig, proprio come la Christine McPherson di Lady Bird continua a essere un alter ego della cineasta, dolcemente connotato di elementi autobiografici (la passione testarda della scrittura, che la portò ad abbandonare la sua Sacramento per New York) e meravigliosamente interpretato dall’attrice irlandese in un misto di energia e intemperanza, spigolosità e dolce, contagiosa risolutezza. Un atteggiamento pronto ad abbracciare tanto la condizione delle figure femminili quanto il sentimento amoroso, per non parlare delle non poche prese di coscienza sulla società di ieri e di oggi e di qualche stoccata ironica ma molto precisa al mondo dell’editoria, della letteratura e dell’intrattenimento in generale: mondi all’interno dei quali anche il matrimonio è destinato a diventare un contratto di natura esclusivamente economica e il destino delle donne, che siano coniugate o defunte (tertium non datur), è appannaggio delle royalties. Il copione, dal canto suo, è brioso e preciso come un orologio, anche se in più di un’occasione fa capolino una certa, smaliziata scaltrezza ecumenica nell’approccio e nella sostanza, che tuttavia inficia solo in parte il buon impatto di un film restio a strizzate d’occhio troppo vistose e galvanizzato da ottime prove attoriali, tutte ispirate e ben amalgamate tra loro. Nel cast anche Laura Dern (mamma Marmee), Timothée Chalamet, che riesce a imprimere al suo irrequieto Laurie il giusto passo, un solare Louis Garrel e una sferzante e irresistibile Meryl Streep nei panni dell’altera zia March. Pieno di talento anche il comparto tecnico, dalla fotografia in 35mm di Yorick Le Saux al montaggio di Nick Houy (particolarmente significativo nel gestire i piani temporali) passando per le musiche di Alexandre Desplat, che firma una delle sue migliori colonne sonore in assoluto. Prodotto da Amy Pascal.
Maximal Interjector
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