Piccoli crimini coniugali
2017
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Alex Infascelli
Attori
Sergio Castellitto
Margherita Buy
Dopo aver subito un brutto incidente domestico, Elia (Sergio Castellitto) torna a casa dall'ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie (Margherita Buy), che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticate si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non tornare…
Tratto dall'omonima opera di Éric-Emmanuel Schmitt, un film molto fedele al testo di partenza, che segna il ritorno al cinema di finzione di Alex Infascelli a più di dieci anni di distanza dall’esperimento H2Odio (2006). Dopo la parentesi documentaristica di S Is for Stanley (2015), Infascelli pare reinventarsi con una pellicola statica ma incisiva, dotata di alcuni buoni spunti visivi (l’incipit, ad esempio) all’interno di un disegno complessivo che appare però un po’ timido dal punto di vista formale. La messinscena segue le convenzioni del genere (si pensi a Carnage di Roman Polanski), l’atmosfera è claustrofobica al punto giusto (sono solo due gli attori in scena), ma il coinvolgimento funziona solo a tratti, anche a causa di qualche dialogo eccessivamente artificioso. Rimane comunque un’opera in grado di far ragionare sulla vita di coppia, su menzogne e disillusioni tanto maschili quanto femminili, ma che allo stesso tempo è timorosa di sporcarsi troppo le mani e di spingere fino in fondo sul pedale dell’acceleratore. Buona prova dei due protagonisti Sergio Castellitto e Margherita Buy.
Tratto dall'omonima opera di Éric-Emmanuel Schmitt, un film molto fedele al testo di partenza, che segna il ritorno al cinema di finzione di Alex Infascelli a più di dieci anni di distanza dall’esperimento H2Odio (2006). Dopo la parentesi documentaristica di S Is for Stanley (2015), Infascelli pare reinventarsi con una pellicola statica ma incisiva, dotata di alcuni buoni spunti visivi (l’incipit, ad esempio) all’interno di un disegno complessivo che appare però un po’ timido dal punto di vista formale. La messinscena segue le convenzioni del genere (si pensi a Carnage di Roman Polanski), l’atmosfera è claustrofobica al punto giusto (sono solo due gli attori in scena), ma il coinvolgimento funziona solo a tratti, anche a causa di qualche dialogo eccessivamente artificioso. Rimane comunque un’opera in grado di far ragionare sulla vita di coppia, su menzogne e disillusioni tanto maschili quanto femminili, ma che allo stesso tempo è timorosa di sporcarsi troppo le mani e di spingere fino in fondo sul pedale dell’acceleratore. Buona prova dei due protagonisti Sergio Castellitto e Margherita Buy.
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