Dopo aver finito il college, le Barden Bellas sono in difficoltà con le loro vite e il loro lavoro, fino a quando viene loro proposto di riunirsi in un'ultima occasione e di cantare in un tour in Europa. Le ragazze, però, devono affrontare le difficoltà della competizione sfidando band con strumenti musicali. Terzo capitolo di una piccola saga di successo targata Universal, Pitch Perfect 3 si limita a tentare di cavalcare le dinamiche dei precedenti capitoli appiattendosi sulle medesime soluzioni e su un’analoga atmosfera. Dovendo rinunciare ai registi dei primi due capitoli di questa saga teen musicale, Jason Moore ed Elizabeth Banks, rimasti a bordo come produttori, il franchise prende una piega ancora più monodimensionale affidandosi a Trish Sie, già regista del film di danza Step Up: All In, quinto capitolo del franchise. Il tutto per assecondare, almeno nelle intenzioni, l’epopea canora al femminile: l’operazione, tuttavia, si fa ancora più problematica e sfilacciata, equamente divisa tra momenti poco ispirati e numeri musicali, intervallati da alleggerimenti comici molto deboli e altre trascurabili facezie, inclusi i risibili momenti rocamboleschi. Dal prologo sulle note dell’iconica Toxic di Britney Spears a una scena con protagonista una mucca, passando per una sghemba ode all’amicizia femminile, si fa molta fatica a rintracciare barlumi anche solo minimamente convincenti di divertimento ed entusiasmo, tanto che il film si inabissa ben presto scivolando nel dimenticatoio. Trascurabili anche le presenze nel cast delle insipide Anna Kendrick e Hailee Steinfeld, mentre la presa in giro di Amy Winehouse è così gratuita e di grana grossa che sembra uscita da una qualsiasi commedia escrementizia del duo composto da Jason Friedberg e Aaron Seltzer.