Porco Rosso
Kurenai no buta
1992
Netflix
Paese
Giappone
Generi
Animazione, Guerra
Durata
94 min.
Formato
Colore
Regista
Hayao Miyazaki
Marco Pagot, un pilota dell'aeronautica italiana, ha assunto per un sortilegio le fattezze di un maiale, ma non per questo è meno bravo alla cloche del suo aereo e meno determinato a combattere pirati dell'aria e fascisti.
«Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale». Così Miyazaki ritrae l'Italia del dopoguerra (il primo), i suoi sforzi per la libertà e il suo dramma incombente, quello del ventennio fascista. Scegliendo anche di omaggiare, con il nome del protagonista, i fratelli Pagot, assi dell'animazione tricolore. Il film forse più esplicitamente politico di Miyazaki, che si fa portatore di un energico messaggio pacifista e antifascista, indulgendo generosamente in battaglie aeree che assecondano la sua passione per il volo, è anche il film meno “ghibliano”. Eccezion fatta per lo strano aspetto di Pagot, infatti, non ci sono particolari elementi fantastici pronti ad arricchire la pellicola, che, con le sue scene belliche, appare molto adulta e forse un po' fredda, lontana dai consueti sogni a occhi aperti del maestro giapponese. Ricostruzione minuziosa dei luoghi italiani, con una Milano fascista da pellicola neorealista. In ritardo di quasi un decennio, paradossalmente, la distribuzione italiana.
«Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale». Così Miyazaki ritrae l'Italia del dopoguerra (il primo), i suoi sforzi per la libertà e il suo dramma incombente, quello del ventennio fascista. Scegliendo anche di omaggiare, con il nome del protagonista, i fratelli Pagot, assi dell'animazione tricolore. Il film forse più esplicitamente politico di Miyazaki, che si fa portatore di un energico messaggio pacifista e antifascista, indulgendo generosamente in battaglie aeree che assecondano la sua passione per il volo, è anche il film meno “ghibliano”. Eccezion fatta per lo strano aspetto di Pagot, infatti, non ci sono particolari elementi fantastici pronti ad arricchire la pellicola, che, con le sue scene belliche, appare molto adulta e forse un po' fredda, lontana dai consueti sogni a occhi aperti del maestro giapponese. Ricostruzione minuziosa dei luoghi italiani, con una Milano fascista da pellicola neorealista. In ritardo di quasi un decennio, paradossalmente, la distribuzione italiana.
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