In un remoto angolo della Russia, gli abitanti di un villaggio sulle rive di un lago vivono ancora come i loro antenati. L'unico contatto con il resto del mondo è rappresentato da un postino (Aleksej Tryapitsyn) che, grazie alla sua barca, funge da collegamento tra il villaggio e la civiltà. Andrej Končalovskij guarda al passato, e realizza un bizzarro spaccato sociale con protagonista un micro-mondo che non è stato minimamente intaccato dalla tecnologia contemporanea. Più che raccontare una storia, il regista russo descrive un luogo, filma i magnetici paesaggi e mostra le abitudini di coloro (tutti attori non professionisti) che passano in quel posto ogni giorno della propria esistenza. La fotografia sa il fatto suo, ma le basi cinematografiche su cui il film si appoggia sono troppo fragili per reggere un'intera pellicola. Non basta una (seppur interessante) panoramica su uno spazio altro rispetto al resto del mondo per nascondere i vuoti narrativi e una sensazione generale di autocompiacimento. È un dramma nostalgico, che però fatica a emozionare come (forse) il suo autore avrebbe voluto. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2014, dove ha ottenuto il Leone d'argento per la miglior regia.