Povere creature!
Poor Things
2023
Paese
Usa
Genere
Fantascienza
Durata
141 min.
Formati
Bianco e Nero, Colore
Regista
Yorgos Lanthimos
Attori
Emma Stone
Mark Ruffalo
Willem Dafoe
Ramy Youssef
Jerrod Carmichael
Christopher Abbott
Margaret Qualley
Kathryn Hunter
Damien Bonnard
Riportata in vita grazie a un folle esperimento dell'eccentrico scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe), la giovane Bella (Emma Stone) vive reclusa nella dimora del suo "creatore" e le è impedito quasi totalmente ogni rapporto con la realtà esterna. Ma la voglia di scoprire il mondo al di fuori delle opprimenti mura della villa, porta Bella a intraprendere uno stravagante viaggio in giro per il mondo accanto al meschino avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), scelto come amante e compagno d'avventura.
Adattando l'omonimo romanzo (1992) dello scrittore e artista visivo scozzese Alasdair Gray, precedentemente intitolato in Italia dapprima Poveracci! e successivamente Vita e misteri della prima donna medico d'Inghilterra, Yorgos Lanthimos ha dato vita a una fiaba gotica che, come accade nel testo letterario d'origine, non nasconde i riferimenti a Mary Shelley, sparigliando le carte del canonico racconto di formazione con una sorta di Frankenstein al femminile. La parabola di Belle, tra educazione sentimentale e presa di coscienza individuale, segue una traiettoria fin troppo rigida, ma l'evoluzione del suo punto di vista è uno degli aspetti più accattivanti del film, soprattutto quando si trova ancora a ragionare, letteralmente, con la testa di una bambina. La donna, oggetto di possesso e manipolazione sia fisica (da parte del dottore) sia mentale (da parte dell'avvocato), è costantemente costretta a difendere la propria autonomia di pensiero, in un mondo ai limiti della surreale distopia, dove la volontà di possesso dell'uomo assume tratti animaleschi. Lanthimos gioca tutte le sue carte all'insegna di un formalismo esasperante e spesso puramente autoreferenziale, ma le zampate vincenti non mancano. Il legittimo desiderio di evasione, uguaglianza ed emancipazione della protagonista si concretizza in un'avventura dalle location visivamente strabilianti e la figura del Dr. Godwin Baxter vale da sola la visione del film, ma il regista greco non riesce a portare fino alle estreme conseguenze la sua volontà di destabilizzare e portare fuori dalla sua abituale confort zone lo spettatore. Il registro è sempre quello giusto e i tanti momenti di grottesco umorismo funzionano senza riserve, ma le dinamiche che si susseguono, quasi sempre duplicate in maniera ridondante per fissarle in un rigido quadro d'insieme al limite del didascalismo, fanno perdere brio a un film a cui avrebbe giovato non poco una maggiore libertà artistica. Eccellenti la fotografia (Robbie Ryan), le scenografie (Shona Heath, James Price) e i costumi (Holly Waddington). Vincitore del Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia e di 4 premi Oscar, tra cui quello per la miglior attrice protagonista a Emma Stone.
Adattando l'omonimo romanzo (1992) dello scrittore e artista visivo scozzese Alasdair Gray, precedentemente intitolato in Italia dapprima Poveracci! e successivamente Vita e misteri della prima donna medico d'Inghilterra, Yorgos Lanthimos ha dato vita a una fiaba gotica che, come accade nel testo letterario d'origine, non nasconde i riferimenti a Mary Shelley, sparigliando le carte del canonico racconto di formazione con una sorta di Frankenstein al femminile. La parabola di Belle, tra educazione sentimentale e presa di coscienza individuale, segue una traiettoria fin troppo rigida, ma l'evoluzione del suo punto di vista è uno degli aspetti più accattivanti del film, soprattutto quando si trova ancora a ragionare, letteralmente, con la testa di una bambina. La donna, oggetto di possesso e manipolazione sia fisica (da parte del dottore) sia mentale (da parte dell'avvocato), è costantemente costretta a difendere la propria autonomia di pensiero, in un mondo ai limiti della surreale distopia, dove la volontà di possesso dell'uomo assume tratti animaleschi. Lanthimos gioca tutte le sue carte all'insegna di un formalismo esasperante e spesso puramente autoreferenziale, ma le zampate vincenti non mancano. Il legittimo desiderio di evasione, uguaglianza ed emancipazione della protagonista si concretizza in un'avventura dalle location visivamente strabilianti e la figura del Dr. Godwin Baxter vale da sola la visione del film, ma il regista greco non riesce a portare fino alle estreme conseguenze la sua volontà di destabilizzare e portare fuori dalla sua abituale confort zone lo spettatore. Il registro è sempre quello giusto e i tanti momenti di grottesco umorismo funzionano senza riserve, ma le dinamiche che si susseguono, quasi sempre duplicate in maniera ridondante per fissarle in un rigido quadro d'insieme al limite del didascalismo, fanno perdere brio a un film a cui avrebbe giovato non poco una maggiore libertà artistica. Eccellenti la fotografia (Robbie Ryan), le scenografie (Shona Heath, James Price) e i costumi (Holly Waddington). Vincitore del Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia e di 4 premi Oscar, tra cui quello per la miglior attrice protagonista a Emma Stone.
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