Una preghiera prima dell'alba
A Prayer Before Dawn
2017
Paesi
Francia, Gran Bretagna
Genere
Azione
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Jean-Stéphane Sauvaire
Attori
Joe Cole
Vithaya Pansringarm
Nicolas Shake
Billy Moore (Joe Cole), giovane pugile inglese detenuto in una prigione tailandese per possesso di droga, si ritrova inchiodato a una situazione estrema e potenzialmente fatale, dove di fatto non ha scelta: può solo morire o cercare di sopravvivere. Nel momento in cui l’amministrazione penitenziaria lo autorizza a partecipare ai tornei di Muay-Thai (la boxe thailandese), Billy capisce che quella è l’unica chance che ha di restare vivo...

Tratto da una storia drammaticamente vera e dall’omonima autobiografia del vero Billy Moore, Una preghiera prima di mezzanotte è una vigorosa e potente incursione nei meandri di un sistema carcerario dai contorni demoniaci, affrontato attraverso una messa in scena angosciante, quasi tribale per ritmi, qualità estetiche e tonalità cromatiche, pesantemente virate verso il nero e l’oscurità più sordida. Il regista Jean-Stéphane Sauvaire orchestra un ottimo lavoro sui corpi e sulla solitudine di un uomo ritrovatosi da straniero in un carcere remoto, costretto dentro un microcosmo estremo e brutale. Con dei codici di violenza borderline da interiorizzare anche a prezzo della propria vita e coi quali entrare in contatto a tutti i costi, con l’aggravante di un caos mentale accresciuto dall’uso di droghe che funestarono l’incredibile vicenda da esule del vero Moore. Girato ad altezza del punto di vista del protagonista in un carcere vicino Bangkok, una delle più antiche prigioni tailandesi, il film di Sauvaire presenta una messa in scena di innegabile impatto, quasi insostenibile per via dell’estrema crudezza di fondo e graziata da un sottilissimo lavoro di confine tra fiction e documentario. L’aver girato in alta definizione e con camera a mano sono sicuramente dei punti a favore del regista, già reduce da un ottimo lavoro sul sonoro, qui capitalizzato, nel suo precedente Johnny Mad Dog (2008), mentre lo sguardo in alcuni momenti scivola verso un compiaciuto voyeurismo (la scena shock dello stupro, ad esempio), comunque riscattato da una coralità problematica e avvolgente, che ricorre ad attori non professionisti (veri ex detenuti e campioni di boxe) e a piani sequenza di dieci minuti per restituire il senso di accerchiamento e di claustrofobia del protagonista. In un ideale incrocio, per restare a modelli cinematografici recenti, tra la messa in scena coreografata della fisicità dirompente in Bronson (2008) di Nicolas Winding Refn e l’ascetismo intransigente dello Steve McQueen di Hunger (2008), anche se con risultati qua e là derivativi e poco originali. A parte il protagonista Joe Cole, bravo attore britannico solo omonimo dell’ex calciatore del Chelsea, l’unico attore protagonista è il tailandese Vithaya Pansringarm, già visto in Solo Dio Perdona (2013) dello stesso Refn. Un film tattile e animalesco che, dopo il passaggio al Festival di Cannes 2017 nella cornice della proiezione di mezzanotte, si è visto in Italia alla Festa del cinema di Roma 2017. Il vero Billy Moore, invece, partecipò addirittura al quarto film su Rambo (2008) come stunt e controfigura.
Maximal Interjector
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