Un killer di professione (Jason Statham) è specializzato nel costruire delitti facendoli sembrare meri incidenti: quando per contratto è costretto a uccidere un affezionato collega (Donald Sutherland), incontra il figlio di quest'ultimo (Ben Foster) e decide di istruirlo e fargli da mentore.
Rifacimento di grana grossa dell'omonimo film diretto nel 1972 da Michael Winner (e interpretato da un funzionale Charles Bronson), è il secondo remake firmato Simon West dopo Chiamata da uno sconosciuto (2006), ispirato al cult Quando uno sconosciuto chiama (1979). Qui, rispetto alla coriacea fattura del thriller originario, c'è molta più patina e meno consapevolezza. A causa di un'estetica goffa e di una sceneggiatura ben poco originale, il film finisce presto per perdere ogni forma di identità, e arriva alla “catarsi” finale dispensando un retrogusto provvidenziale fuori luogo e sfocato. L'azione e il ritmo non mancano, ma svaniscono egualmente senza lasciare tracce: l'unico a fare una discreta figura è Jason Statham, perfettamente calato nel ruolo. Del tutto dimenticabile, invece, lo smorfioso Ben Foster. Musiche di Mark Isham e apparizione di Donald Sutherland nei panni del personaggio affidato a Keenan Wynn nel film del '72.