Psycho II
Psycho II
1983
Paese
Usa
Generi
Thriller, Horror
Durata
113 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Richard Franklin
Attori
Anthony Perkins
Meg Tilly
Robert Loggia
Vera Miles
Dennis Franz
Dopo vent'anni di cure in un istituto psichiatrico, il pluriomicida mentalmente disturbato Norman Bates (Anthony Perkins) riacquisisce di nuovo la libertà. Ritornato ad abitare nell'inquietante dimora teatro di orrori mai dimenticati, l'uomo, pur cercando di ricostruirsi una vita rispettabile, sembra precipitare di nuovo nelle ossessioni passate. Ma il tutto sembra una macchinazione ordita da Lila (Vera Miles), sorella di Marion Crane, una delle vittime di Bates del tempo che fu, e dalla figlia Mary (Meg Tilly), la quale nel frattempo si è stabilita a casa di Norman. Un'operazione tra le più azzardate di sempre, che va a scomodare un'autentica pietra miliare della storia del cinema. Se l'idea stessa di proporre un sequel di Psyco (1960) possa sembrare un'idiozia, in realtà la pellicola si configura come un seguito non privo di originalità che diventa un complemento speculare del capolavoro di Hitchcock, ovviamente di profilo infinitamente più basso. Aperto dalla mitica sequenza della doccia, fedelmente estratta dalla pellicola di origine, il film spazia dall'horror splatter all'incubo psicologico, tra misoginia, assurdità narrative (Bates ancora psichicamente fragile viene ricondotto a cuor leggero nella sinistra villa di un tempo), blanda denuncia della degenerazione dei costumi (sesso a pagamento, droga) e un approccio morbosetto tipicamente anni '80: tratti distintivi che lo svincolano dal "sacro" modello hitchcockiano e lo rendono un guilty pleasure per cinefili di larghe vedute. Interessante il lavoro compiuto su Norman Bates, figura schiacciata dai traumi del passato e vittima di una società malata alla radice. Peccato che Franklin si lasci prendere la mano in dirittura d'arrivo e, tra rimandi cristologici e un finale forzato al limite del kitsch, vanifichi parzialmente un prodotto a suo modo ingegnoso. Assolutamente cult la presenza di Vera Miles. Fotografia di Dean Cundey e colonna sonora di Jerry Goldsmith.
Maximal Interjector
Browser non supportato.