Dodici studenti aspiranti scrittori si confrontano con Jana, una prostituta di quarantasei anni. Quest'ultima potrebbe ispirare il loro estro creativo. Dopo Signorina Effe, film di finzione del 2007, Wilma Labate torna al suo primo amore: il cinema documentario. Di fronte alla macchina da presa ci sono due gruppi contrapposti, gli studenti e Jana, ma ben presto tutte le attenzioni si spostano verso la donna che risulta l'unica figura in grado di avere qualcosa d'interessante da dire. Jana è capace di mettere i suoi interlocutori alla berlina, di fronte alle proprie paure, imbarazzandoli e affascinandoli al tempo stesso. La regista, saggiamente, interviene poco e sembra improvvisare in attesa che sia la realtà stessa a dare vita al suo film: la messinscena è scolastica, ma più delle immagini e dei suoni a contare sono le profonde conversazioni. Il film fatica a tenere la durata di un lungometraggio – diversi i minuti di troppo – seppur rimanga qualcosa su cui riflettere al termine della visione: a un gruppo di giovani intellettuali che credono di sapere tutto, una donna come Jana è la vera insegnante di cui avevano bisogno, professoressa di quella “realtà” di cui, per il momento, hanno scoperto ben poco.