Sulla soglia dei quarant’anni April (Helen Hunt) si separa dal marito (Matthew Broderick) e alla morte della madre adottiva scopre che quella biologica (Bette Midler) è una famosa conduttrice televisiva. In questo momento di crisi, l’amore per Frank (Colin Firth) potrebbe essere un nuovo inizio, ma il quadro emotivo si complica e gli eventi precipitano a causa una gravidanza inaspettata che la riavvicina al marito.

Una commedia agrodolce con la giusta quantità di lacrime e sorrisi, diretta dalla stessa Hunt, presenta una protagonista costruita su pochi ma ben sviluppati elementi psicologici e caratterizzata in maniera verosimile da piccoli e solo apparentemente insignificanti particolari. Funzionale nella sua stessa disfunzionalità e imperfezione, April è il nucleo drammatico attorno al quale gravitano personaggi tragicomici: tra questi spicca quello della Midler, a cui si deve l’alleggerimento dei toni, mentre Firth e Broderick, seppur in parte, risultano sprecati. Anche se a volte si ha l’impressione di andare fuori tema con troppi riavvolgimenti narrativi, lo sviluppo è ben delineato: dalla banalità del quotidiano vengono tratti colpi di scena che, proprio come nella vita, non permettono previsioni circa il finale o sul destino di una protagonista messa alla prova dal suo frustrato desiderio di maternità ed esacerbata dal silenzio di Dio. Ne risulta un ritratto credibile di una comunità umana che agisce e pensa in maniera contraddittoria, in bilico tra certezze e dubbi, spiritualità e disperazione entro una cornice ironica che, forse troppo forzatamente, tenta di ricondurre tutto all’ordine.