La Terra viene devastata da ondate di invasioni aliene e l’umanità è stata ridotta allo stato primitivo. Rimasta sola dopo la morte del padre, la sedicenne Cassie Sullivan (Chloë Grace Moretz) deve salvare il fratellino (Zackary Arthur) da un campo di addestramento alieno con l’aiuto del coetaneo Ben (Nick Robinson). Ma farà bene a fidarsi di lui?

Inscrivendosi nel solco del successo della saga di Hunger Games e di molti altri film distopici rivolti a un pubblico di “young adults”, con in aggiunta un tocco di L'invasione degli ultracorpi (Don Siegel, 1956), La quinta onda adatta il primo romanzo della trilogia di Rick Yancey, riproponendo schemi narrativi ormai diventati cliché. Il mondo distopico, la caduta della civiltà umana, l’eroina adolescente che deve sopravvivere sola in un ambiente ostile sono tutti topoi stravisti, non certo nobilitati da un utilizzo futile degli effetti speciali. La Moretz se la cava (anche se meno bene di altre occasioni), ma non può risollevare da sola le sorti di un prodotto totalmente privo di idee originali, fastidiosamente derivativo, che attinge a piene mani dal mondo della fantascienza come da quello della letteratura per adolescenti, insistendo sul simbolismo dell’innocenza perduta con facili contrasti tra il mondo di Cassie prima e dopo l’invasione. L’involuzione del personaggio da normale teenager a guerriera per la sopravvivenza potrebbe anche essere interessante, ma rimane troppo in superficie per convincere davvero e nell’insieme, a dispetto dello spreco di catastrofi ed esplosioni, il film risulta piuttosto noioso, oltre che diretto malissimo. Un prodotto dall'intento puramente commerciale, talmente sciatto e scontato da non avere le carte in regola neppure per un mercato di poche pretese.