Checco (Checco Zalone) ha realizzato tutti i sogni della sua vita. Voleva vivere con i suoi genitori evitando così una costosa indipendenza e c'è riuscito, voleva essere eternamente fidanzato senza mai affrontare le responsabilità di un matrimonio con relativi figli e ce l'ha fatta, ma, soprattutto, sognava da sempre un lavoro sicuro ed è riuscito a ottenere il massimo: un posto fisso nell'ufficio provinciale caccia e pesca. Un giorno però tutto cambia: il suo impiego non è più al sicuro.
Quarto film con protagonista il popolare attore pugliese, reduce dallo stratosferico successo di Sole a catinelle (2013). Diretto come sempre da Gennaro Nunziante, Zalone torna a sfiorare il tema della crisi economica, ergendosi nuovamente a comico capace di toccare con leggerezza (e una certa superficialità) tematiche profonde e di stretta attualità: l’ossessione del posto fisso, in primis, ma anche l’integrazione e il rispetto dell'ambiente. La parte iniziale sarebbe anche piuttosto promettente e scorre via senza grossi intoppi, ma dalla metà in avanti gli stereotipi messi in campo si fanno troppo caricati e pesanti, inadeguati anche a un prodotto che vive di eccessi di vario genere. Così, da una prima parte godibile, seppur ricca di tanti limiti, si passa a una seconda totalmente innocua, incapace di far divertire e forzatamente buonista in una conclusione politicamente scorretta solo in apparenza. Zalone ancora una volta graffia poco, regala qualche sporadica e genuina risata ma nel complesso gli manca sempre una marcia per potersi davvero meritare l’enorme successo popolare che ha sempre contraddistinto la sua carriera. Stratosferico successo ai botteghini italiani, dove il film ha ottenuto 65 milioni e oltre 300 mila euro, sfiorando il record assoluto d'incassi in Italia di Avatar di James Cameron.