Rachel
My Cousin Rachel
2017
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
106 min.
Formato
Colore
Regista
Roger Michell
Attori
Rachel Weisz
Sam Claflin
Holliday Grainger
Iain Glen
Andrew Knott
Philip Ashley (Sam Claflin) è rimasto orfano da bambino e a crescerlo è il cugino Ambrose in Cornovaglia. Il giovane ha un pessimo rapporto con le donne, ma rimarrà estremamente affascinato dalla cugina Rachel (Rachel Weisz), moglie del cugino che l’ha tirato su, morto in una villa in Toscana.
Roger Michell, il regista di Notting Hill (1999), adatta il romanzo d’ambientazione ottocentesca Mia cugina Rachele, scritto nel 1950 da Daphne Du Maurier (già autrice di La taverna alla Giamaica del 1939 e Rebecca, la prima moglie del 1940, entrambi trasposti al cinema da Alfred Hitchcock): il risultato è un film romantico in costume piuttosto convenzionale e patinato, calibrato in ogni sua singola componente ma complessivamente piuttosto rigido e monocorde. Sfumato e tetro, incentrato sui tema della fascinazione, dell’idealizzazione e del desiderio a distanza, fino ad approdare a un finale ancor più cupo e mesto delle premesse, il film di Michell non si segnala per particolari guizzi, è estremamente succube tanto di una confezione imbalsamata quanto di una sorgente letteraria di buon livello, che al cinema finisce però per risultare illustrativa tanto nelle sottolineature visive quanto nella restituzione del sentimento e delle dinamiche attrattive. Ottima, in compenso, l’interpretazione della brava Rachel Weisz, sospesa tra dolcezza e durezza, perfettamente in linea con la seducente ambiguità del suo personaggio. Piccolo ruolo per Pierfrancesco Favino, che nonostante la parte enormemente ridotta, con tanto di mansione da Cicerone agli Uffizi di Firenze, non manca di far intravedere il suo notevole talento (nel finale la sua presenza acquista comunque un valore narrativo di maggior rilievo). Dallo stesso romanzo aveva tratto un film anche Henry Koster con Olivia De Havilland, Mia cugina Rachele (1952).
Roger Michell, il regista di Notting Hill (1999), adatta il romanzo d’ambientazione ottocentesca Mia cugina Rachele, scritto nel 1950 da Daphne Du Maurier (già autrice di La taverna alla Giamaica del 1939 e Rebecca, la prima moglie del 1940, entrambi trasposti al cinema da Alfred Hitchcock): il risultato è un film romantico in costume piuttosto convenzionale e patinato, calibrato in ogni sua singola componente ma complessivamente piuttosto rigido e monocorde. Sfumato e tetro, incentrato sui tema della fascinazione, dell’idealizzazione e del desiderio a distanza, fino ad approdare a un finale ancor più cupo e mesto delle premesse, il film di Michell non si segnala per particolari guizzi, è estremamente succube tanto di una confezione imbalsamata quanto di una sorgente letteraria di buon livello, che al cinema finisce però per risultare illustrativa tanto nelle sottolineature visive quanto nella restituzione del sentimento e delle dinamiche attrattive. Ottima, in compenso, l’interpretazione della brava Rachel Weisz, sospesa tra dolcezza e durezza, perfettamente in linea con la seducente ambiguità del suo personaggio. Piccolo ruolo per Pierfrancesco Favino, che nonostante la parte enormemente ridotta, con tanto di mansione da Cicerone agli Uffizi di Firenze, non manca di far intravedere il suo notevole talento (nel finale la sua presenza acquista comunque un valore narrativo di maggior rilievo). Dallo stesso romanzo aveva tratto un film anche Henry Koster con Olivia De Havilland, Mia cugina Rachele (1952).
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