Radiofreccia
1998
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
112 min.
Formato
Colore
Regista
Luciano Ligabue
Attori
Stefano Accorsi
Luciano Federico
Alessio Modica
Enrico Salimbeni
Roberto Zibetti
Francesco Guccini
Serena Grandi
Patrizia Piccinini
1993. Radiofreccia sta per chiudere prima di compiere diciotto anni e Bruno (Luciano Federico) ne racconta la sua genesi. Il vero omaggio, però, è a Ivan (Stefano Accorsi), detto Freccia, che ha contribuito a fondarla e che è morto diversi anni prima a causa della droga.
Esordio alla regia del musicista Luciano Ligabue, il film racconta un periodo di grande libertà nella provincia emiliana della fine degli anni Settanta, che vide la nascita e la diffusione di diverse radio libere. La pellicola è imperniata su un lungo flashback suddiviso schematicamente in capitoli e non disdegna le immagini cariche, i colori sparati a mille, i frangenti surreali. Il regista però, complice la generosità non dosata del neofita, si fa prendere decisamente la mano dai movimenti della macchina da presa, ma raramente centra il giusto tono (il prologo è un'eccezione), provvedendo a inserire all'interno di una costruzione stilistica tutto sommato piuttosto ordinaria dei virtuosismi poco fluidi. Stonature che comunque non scalfiscono troppo la piacevolezza dell'opera, scandita da una colonna sonora di alto livello, grazie soprattutto ad alcune pietre miliari della storia del rock classico, e a un protagonista ben definito, interpretato da uno Stefano Accorsi (premiato con il David di Donatello) in una delle sue interpretazioni migliori. Ligabue si ritaglia un piccolo ruolo come DJ di una radio. Cameo di Francesco Guccini nei panni di un barista.
Esordio alla regia del musicista Luciano Ligabue, il film racconta un periodo di grande libertà nella provincia emiliana della fine degli anni Settanta, che vide la nascita e la diffusione di diverse radio libere. La pellicola è imperniata su un lungo flashback suddiviso schematicamente in capitoli e non disdegna le immagini cariche, i colori sparati a mille, i frangenti surreali. Il regista però, complice la generosità non dosata del neofita, si fa prendere decisamente la mano dai movimenti della macchina da presa, ma raramente centra il giusto tono (il prologo è un'eccezione), provvedendo a inserire all'interno di una costruzione stilistica tutto sommato piuttosto ordinaria dei virtuosismi poco fluidi. Stonature che comunque non scalfiscono troppo la piacevolezza dell'opera, scandita da una colonna sonora di alto livello, grazie soprattutto ad alcune pietre miliari della storia del rock classico, e a un protagonista ben definito, interpretato da uno Stefano Accorsi (premiato con il David di Donatello) in una delle sue interpretazioni migliori. Ligabue si ritaglia un piccolo ruolo come DJ di una radio. Cameo di Francesco Guccini nei panni di un barista.
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