Nella Budapest degli anni Trenta, due gruppi di ragazzi rivali si contendono uno spazio neutro in cui giocare. Il piccolo Nemecsek (George P. Breakston), già in condizioni di salute non brillanti, cadrà sul “campo" mettendo fine sia alla rivalità dei ragazzi che alla loro infanzia. Tratto dall'omonimo romanzo di Ferenc Molnar, I ragazzi della via Paal ne è una fedele trasposizione diretta con mano sicura da Frank Borzage, che riesce, con ammirevole abnegazione, a calarsi completamente nell'universo infantile dei protagonisti: un microcosmo nel quale lo spettatore non può fare altro che immedesimarsi con i personaggi in scena, esplorando anch'egli il lato malinconico del proprio passato. Il regista, un po' al di sotto delle sue possibilità ma senza per questo sfigurare, si limita dopotutto a ricercare il piacere di una narrazione solida e sincera, che tocchi le corde dei più semplicemente ricordandosi e ricordandoci della magia dell'infanzia, con un'ultima parte che tuttavia non si esime dal virare verso tinte più fosche. A tratti eccessivamente retorico, ma comunque piuttosto efficace e privo di grandi pecche. Presentato in concorso alla terza edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove fu premiato come migliore film straniero.