Il dodicenne Cyril (Thomas Doret) è stato abbandonato dal padre (Jérémie Rénier) in un centro di accoglienza per l'infanzia. Inforcando la sua bicicletta, Cyril si mette alla ricerca del genitore e fa la conoscenza di Samantha (Cècile de France), una parrucchiera che accetta di tenere il ragazzo con sé durante i fine settimana. Fedeli alla loro idea di cinema essenziale che racconta storie di personaggi in lotta contro un mondo che li emargina e con cui non riescono a relazionarsi, i fratelli Dardenne costruiscono una sorta di fiaba moderna, in cui l'incanto è rappresentato dalla scoperta della vita e di una realtà alternativa allo squallore quotidiano. Cyril è un ribelle, ferito da un'esistenza fatta di privazioni, inganni e amarezze, la cui forza rabbiosa è al contempo un pregio e un limite, spingendolo a non abbattersi dinanzi alle difficoltà che incontra, ma al contempo isolandolo con la propria propensione a non fidarsi di nessuno. L'incontro con Samantha spinge, quindi, il ragazzo ad aprirsi e a mettersi in discussione, cercando di limare (per quanto possibile) la sua irascibilità, espressione nervosa di un giovane che si sente rifiutato e impara gradualmente ad affezionarsi al prossimo. Nonostante qualche schematismo narrativo, sorprende sempre la grazia e la leggerezza con cui i Dardenne riescono a filmare, rendendo lirico e struggente, un dramma perfettamente nelle loro corde poetiche (tanto da far parlare qualcuno di manierismo) ma che appare nuovo, vitalissimo ed emozionante. Senza cali dal primo all'ultimo minuto. Gran premio della giuria al Festival di Cannes 2011.